Al Clan Off, domenica 8 dicembre, Immacolata in musica: Giulio Raco e la sua band in concerto

La Festa dell’Immacolata al Clan Off tra musica e allegria. Si avvicinano le festività natalizie e il Clan Off Teatro apre le porte ad un concerto per inaugurarle a ritmo di musica.
Domenica 8 dicembre, alle ore 21, in programma un evento musicale per iniziare ad immergersi nelle atmosfere vive e spensierate delle feste. Il cantautore messinese Giulio Raco, insieme alla sua band, proporrà un repertorio di brani che risentono delle contaminazioni della musica del mondo e della nostra terra. Ad ispirare le sue canzoni sono l’amore, i viaggi e la natura. Dice di sé: “ho sempre scritto canzoni da quando ho cominciato a suonare la chitarra facendomi influenzare da tutto quello che c’era in giro, che ascoltavo e vedevo: i suoni del mondo e della mia terra. Avevo una band in cui si sono avvicendati vari musicisti negli anni e dentro la quale si è sviluppato un suono, un’idea e le canzoni ovviamente, influenzate dalle musiche del mondo. Poi il mio chitarrista, nonché grande amico, Domenico Valenti è venuto a mancare, concludendo così quella fondamentale esperienza artistica. Ripresento oggi le mie canzoni, con una nuova formazione: David Cuppari batteria, percussioni e voce; Peppe Russo fisarmonica; Peppe La Scala (già presente nella precedente band) al basso; Agnese Carrubba voce e percussioni e Rossella Manganaro flauto e chitarra”.

Sabato 14 e domenica 15 dicembre invece quarto imperdibile appuntamento con la stagione Riflessioni, con la direzione artistica di Mauro Failla e Giovanni Maria Currò. Sul palco di via Trento un altro attesissimo appuntamento, quello con Angelo Campolo ed il suo Stay hungry – indagine di un affamato, un percorso di ricerca teatrale che l’attore messinese ha condotto nei centri di accoglienza in riva allo stretto. Il monito di Steve Jobs, “Stay Hungry”, risuona in chiave beffarda nel caleidoscopio di storie umane, da Nord a Sud, che attraversano i ricordi di questa autobiografia, in cui vittime e carnefici si confondono, bene e male sono divisi da confini incerti e tutti i personaggi sono segnati, ciascuno a suo modo, da una “fame” di amore e conoscenza, in un tempo di vuoti che diventano voragini. Nel racconto di Campolo, teatranti e migranti si ritrovano insieme, sempre con minor occasione di colmare la propria fame di vita e di senso in una società come la nostra, ritrovando nel gioco del teatro un’arma inaspettata per affrontare la vita.