Ialacqua: “Chi vuole liquidare Messinaservizi bene comune e perche’?”

“La questione non è se Messinaservizi Bene Comune deve essere liquidata o meno, ma chi vuole liquidare Messinaservizi Bene comune e perchè.
Sul chi la vuole liquidare e, ancora meglio, su chi non voleva che neanche nascesse, bisognerebbe fare un lungo elenco a cui si aggiunge negli ultimi mesi la nuova amministrazione comunale. L’elenco di chi non voleva fare nascere la nuova società e di chi oggi vuole chiudere Messinservizi è veramente lungo e politicamente trasversale e comprende centro-destra e centro-sinistra, senza dimenticare “certa” sinistra, “certa” stampa”, “certa” area sindacale, che hanno in comune, oltre ad essere “certa”, l’avversione viscerale alla ex giunta Accorinti ed al movimento che la sosteneva. Da aggiungere all’elenco anche chi voleva mantenere Messinambiente per non perdere all’interno il suo piccolo o grande orticello/potere, chi ha ostacolato fino all’ultimo, utilizzando strumenti politici, legislativi, contabili, la nascita di una nuova società pubblica per non fare attuare il piano della giunta Accorinti che avrebbe finalmente consentito di gestire in maniera trasparente ed innovativa il settore rifiuti, liberando i lavoratori dal ricatto perenne del posto di lavoro.” A parlare è Daniele Ialacqua, ex assessore all’ambiente della giunta Accorinti in un post sulla sua pagina Facebook, che continua
“Se pensiamo che dal maggio 2014, ovvero da quando la giunta comunale varava la prima delibera che dava l’avvio al Piano ARO ed alla indicazione di un gestore pubblico in house, all’1 maggio 2018, ovvero quando è partita ufficialmente la nuova società, sono passati 4 anni (una lunga trafila tra regione in stato confusionale, dipartimenti comunali, revisori dei conti, consiglio comunale ostile, campagne di stampa, attacchi di certi sindacati), si ha la risposta del perchè non siamo riusciti a fare tutto quello che avevamo programmato per evitare quello che purtroppo invece è puntualmente successo e che qualcuno si augurava (periodiche crisi nella raccolta rifiuti, difficoltà nei servizi di scerbatura e spazzamento, raccolta differenziata difficile, costi elevati, lavoratori perennemente “precari”, ecc…). Non a caso alla porta del mio assessorato, dal luglio 2013 fino agli ultimi mesi di amministrazione del 2018, si presentavano periodicamente, con facce diverse ma con lo stesso obiettivo, coloro che volevano che le cose rimanessero com’erano, anche chi “amichevolmente” ti consigliava che ormai era meglio non fare partire la nuova società ed aspettare le elezioni.
Messina autonoma da un Sistema dell’emergenza siciliano condizionato da interessi mafiosi e mala politica, Messina con propri impianti, nuovi mezzi per la differenziata, nuova società pubblica senza debiti ed in grado d’investire, significava non spendere più 11 milioni di euro l’anno per buttare la spazzatura fuori città, significava non avere più bisogno di mezzi in affitto e di continua manutenzione mezzi, significava non potere più “lucrare” politicamente sulla situazione di perenne emergenza e non tenere sotto pressione i lavoratori del settore.
Fare nascere una nuova società pubblica in discontinuità con il passato, che chiudesse definitivamente il “capitolo” Messinambiente, significava ancora nuova dirigenza non ricattabile, nuovo organigramma, fine della precarietà lavorativa, perdita di controllo di migliaia di posti di lavoro e quindi di voti. Altro che “sistema criminoso di scatole cinesi”!
Tutto questo è stato ed è la posta in gioco e, pur nel rispetto dovuto a chi in buona fede la pensa diversamente ed è sinceramente convinto della necessità della privatizzazione della gestione rifiuti, se non si comprende qual è stata ed è la realtà della gestione rifiuti a Messina ed in Sicilia, né comprende il lavoro fatto in questi anni per smarcare Messina dal Sistema dell’emergenza, si fa un regalo a quegli avvoltoi che non aspettano altro che lo smantellamento della gestione pubblica edel percorso che avevamo avviato nella nostra città, per riprendere e rilanciare i loro sporchi affari.”