Medici in sciopero in tutta Italia: sale operatorie bloccate e visite rinviate

Sale operatorie bloccate, centinaia di migliaia di visite specialistiche e prestazioni diagnostiche rinviate e il blocco di tutta l’attività veterinaria connessa al controllo degli alimenti. «Ci fermiamo un giorno per non fermarci per sempre». È questo lo slogan dello sciopero che venerdì riguarderà i 135 mila medici, veterinari e dirigenti sanitari del Servizio Sanitario Nazionale, che al compimento dei 40 anni, si ritrova nel pieno di una crisi da mezza età. «Presidi in tutta Italia saranno impegnati in sit-in davanti alle sedi dei governi regionali e l’adesione potrebbe essere la più alta degli ultimi 15 anni», avverte Carlo Palermo, segretario nazionale di Anaao Assomed, il principale sindacato dei camici bianchi ospedalieri. Saranno garantite solo le attività d’urgenza del Pronto soccorso., come riporta il Sole 24ore

Alla luce di una legge di Bilancio che di fatto ignora la Sanità, l’elenco dei nodi irrisolti è noto: definanziamento del Servizio sanitario nazionale, contratto fermo da 10 anni, trattamento accessorio bloccato, una spesa per il personale vincolata ai livelli del 2004 che frena le assunzioni, insufficiente formazione specialistica post lauream. Un primo spiraglio lo aveva dato giorni fa la presidente della Commissione Affari sociali della Camera Marialucia Lorefice, che ha promesso nel Ddl Concretezza una deroga all’articolo 23 comma 2 della Delega Madia, che congela al 2016 il trattamento accessorio. «Ma non abbiamo nessuna certezza», ribadisce Palermo.

«Un finanziamento del Ssn a quota 114,396 miliardi, che non copre neanche l’incremento dell’inflazione – spiega Palermo – dato che l’inflazione in sanità è ben superiore, di fatto si traduce in termini reali in un ulteriore taglio delle risorse disponibili. E il vecchio miliardo in più previsto dal Governo Gentiloni costringe i medici a subire un ricatto inaccettabile: la garanzia delle cure ai pazienti contro il diritto a un contratto dignitoso di chi quelle cure le deve erogare». E niente è stato fatto per la tenuta futura del sistema. «Ad oggi siamo a una riduzione delle dotazioni organiche del 10 per cento, una mancanza di 60mila addetti tra medici e infermieri. Ma nei prossimi cinque anni avremo un’uscita di 45mila professionisti, solo fra medici ospedalieri e specialisti ambulatoriali. Questo metterà in ginocchio il sistema e porterà ad avere una sanità duale: una povera per i poveri – povera di professionisti e di risorse – e una ricca, sostenuta con fondi sostitutivi e assicurazioni. È contro questo rischio di deriva che noi scioperiamo».

A scatenare la rabbia dei medici non è quindi una semplice rivendicazione corporativa, ma la consapevolezza di un mancato investimento complessivo sulla sanità pubblica. «È paradossale – conclude l’Anaao – che si scelga di non investire su un’eccellenza riconosciuta a livello internazionale, come il Servizio sanitario italiano, che oltre a garantire un diritto costituzionale come la salute, genera lungo tutta la filiera una grande ricchezza per il Paese».