MessinAccomuna a De Luca: “Finta la scadenza del piano di riequilibrio”

“L’amministrazione De Luca parla di scadenze “di legge” che non esistono, misteriosamente fissate al 23 novembre, quando la legge fissa il termina al 3 dicembre e mette il carro davanti ai buoi. Impone una insensata maratona obbligando alla discussione preventiva di provvedimenti inutili (semplici delibere di indirizzo) e che sono effettivamente valutabili SOLO DOPO aver approvato il piano di riequilibrio. Ribadiamo che nessun Comune d’Italia ha agito così, perchè la legge non lo prevede. Se mettere il carro delle delibere davanti ai buoi del piano di riequilibrio può servire a “legare le mani” al Consiglio, la ragione dell’indicazione di una scadenza “di legge” al 23 novembre rimane oscura. Il Sindaco spieghi e il Consiglio non si pieghi.”– a parlare i componenti del “laboratorio di partecipazione civica” MessinAccomuna del quale fanno parte molti degli ex amministratore cittadini, con in testa l’ex sindaco Renato Accorinti,

Di seguito il testo della nota ricevuta da MessinAccomuna:

“Inizia domani la maratona non dovuta. Con un termine imposto per la discussione del piano di riequilibrio fissato il giorno 23 novembre. Viene detto che lo stesso termine è “definito dalla legge”, ma le cose non stanno così. Il termine previsto dalla legge è il 3 dicembre, e non il 23 novembre. La legge che fissa il termine per la rimodulazione del piano è il Testo Unico degli Enti Locali che all’articolo 243-bis dice, riferendosi a questo punto: “l’amministrazione in carica ha facolta’ di rimodulare il piano di riequilibrio, presentando la relativa delibera nei sessanta giorni successivi alla sottoscrizione della relazione [di inizio mandato]”. De Luca ha sottoscritto la relazione il 4 ottobre e i sessanta giorni scadono il 3 dicembre.
Perché e su quale base viene indicato come tassativo e da legge una scadenza anticipata di ben 11 giorni? Avrà motivi il Sindaco per farlo, ma dovrebbe spiegarli al Consiglio e alla città e vedere se possono o meno essere condivisi, se possono o meno coincidere col prioritario interesse della città, di potere coi tempi più opportuni disegnare il suo percorso di riequilibrio finanziario nell’orizzonte ventennale (entro il 2033) che è stato ottenuto con l’ultima modifica di legge.
Allo stesso modo nessuna persona di buon senso che deve fare un percorso mette il carro davanti ai buoi che dovrebbero tirarlo. I 30 o 31 atti “di indirizzo” dovrebbero seguire (da compiuti provvedimenti attuativi) il piano di riequilibrio. Il Consiglio non può accettare di essere sottoposto a una maratona inutile e insensata. A meno che non si voglia ottenere approvazioni prive di esame e di approfondimento. Intanto si evince che la copertura data all’esposizione di ATM col piano di riequilibrio precedente (32 milioni e mezzo circa) è più che sufficiente a coprire l’esposizione debitoria dell’azienda: non 81, non 51, ma meno di 29 milioni e mezzo. Come già detto, l’orizzonte ventennale del piano consente di rivedere la tempistica e l’entità del contributo ATM. Il Consiglio dovrebbe imporre di discutere prima le cose che vengono prima. PRIMA avere contezza verificata e dimostrata della reale massa passiva cui dare copertura e delle misure che l’amministrazione intende porre in essere e POI valutare i provvedimenti amministrativi che vi danno attuazione.
Ogni inversione di calendario e ogni invasione di atti “di indirizzo” che hanno il solo scopo di legare le mani al Consiglio è solo fumo negli occhi, diversivo temporale per ingolfare i lavori d’aula ed evitare che il Consiglio valuti il piano. L’imposizione di finte scadenze “di legge”, poi, è del tutto immotivata. Il Sindaco spieghi ai Consiglieri e ai cittadini; il Consiglio non si pieghi ed eserciti pienamente il suo dovere e le sue prerogative.”