Signorino: “L’amministrazione lascia una cassa di 51 milioni, cosa vuol dire?”

 

Riportiamo dalla pagina Facebook dell’ex assessore della giunta Accorinti:

“L’amministrazione Accorinti lascia un avanzo di cassa di 51 milioni. Perché non ha speso questi soldi? Bisogna distinguere tra “bilancio” e “cassa”: il primo pianifica le spese in base alle previsioni di entrata; la seconda consente di pagare le spese attingendo alle entrate che man mano si realizzano. I soldi che sono in cassa non sono liberamente disponibili, ma hanno la destinazione già stabilita dal bilancio. 
Se le entrate ritardano la cassa soffre e si ricorre all’anticipazione di tesoreria (la “scopertura” del conto). Quando noi siamo arrivati il Comune raschiava il fondo del barile, con una anticipazione di 50 milioni; oggi lasciamo un avanzo di 51 milioni. Nel 2013 il Comune era in anticipazione per 365 giorni l’anno (le riscossioni erano regolarmente insufficienti), con ritardo di 4-6 mesi nei pagamenti alle partecipate e ai servizi sociali, frazionamenti e ritardi nel pagamento degli stipendi. Il Comune aveva avuto dal Governo un’anticipazione straordinaria di altri 14 milioni. In questi anni abbiamo allineato i pagamenti, onorato gli stipendi, stabilizzato i precari e restituito l’anticipazione al Governo. Abbiamo gestito un problema di liquidità tra marzo e maggio 2016, rimettendo in sanità il rapporto tra entrate e uscite di cassa. Nel 2018 non c’è stato nemmeno un giorno di anticipazione. È un pezzo di risanamento.
Quanto al bilancio, molte entrate sono vincolate e buona parte delle risorse “libere” ha comunque destinazione obbligatoria (stipendi, contratti, utenze, servizi obbligatori per legge, ecc.). Inoltre, il peso dei debiti del passato, il federalismo fiscale (che riduce i trasferimenti da Stato e Regione) e le nuove norme sui bilanci (che, dal 2015, obbligano ad aumentare vari fondi di accantonamento) riducono fortemente lo spazio per i servizi in sede di costruzione dei bilanci. Fare i bilanci è dunque sempre più complicato e, in prospettiva, la “flat tax” del “contratto” M5S-Lega è un attentato al Sud perché taglierà ulteriormente i trasferimenti per i Comuni meridionali, costringendoli a ridurre ancora i servizi ai cittadini. 
La scorsa settimana la giunta ha adottato un bilancio 2018-2020 strutturalmente equilibrato e che finanzia tutti i servizi obbligatori per legge, non potendo andare molto oltre. Il piano di riequilibrio a 20 anni avrebbe liberato circa 24 milioni a favore del bilancio, che avrebbero evitato tagli e consentito un maggior finanziamento di servizi. Il rigetto di questa proposta da parte del Consiglio è stato un atto scellerato che, per andare contro la giunta, ha imposto alla città un pesantissimo costo. È il marito che si evira per far dispetto alla moglie. 
Per questo il recupero del piano a 20 anni dovrebbe essere il primo atto di qualunque amministrazione che voglia costruire qualcosa di positivo per Messina e per i messinesi. Perché per poter spendere, oltre a (anzi, prima di) una cassa attiva, occorre che ci sia un bilancio che respira.”