“Sogno di una notte di mezza estate” di Massimiliano Bruno scalda il Vittorio Emanuele di Messina

“Il Sogno di una notte di mezza estate” nella versione di Massimiliano Bruno si presenta come una fiaba moderna: abiti eleganti, atmosfere oniriche, interpretazioni di carattere cucite addosso agli interpreti ed ha tutte le carte in regola per sedurre anche i più giovani e il bello è che lo fa esaltando le caratteristiche dell’originale. L’adattamento della vicenda tende a semplificare non tanto l’intreccio quanto il linguaggio che, riesce nel tentativo di avvicinarsi alle orecchie dei moderni.

Al centro c’è l’amore, con le avventure ad esso annesse, comprese le fantasie erotiche e gli inganni fiabeschi. Il disegno delle luci magistralmente curato da Marco Palmieri è una vera chicca che restituisce sin dai primi istanti la dimensione onirica dell’opera, ponendo i giusti accenti quando si passa dal mondo reale a quello della foresta. Divertente la caratterizzazione dei personaggi della compagnia di artisti-artigiani capitanati dal debordante Bottom di Stefano Fresi, attore e compositore, che non si sottrae a un numero musicale. La Titania di Violante Placido è una “domatrice” dark sexy, l’Oberon di Giorgio Pasotti è un distaccato viveur, dalle tendenze bisex, che stupisce il pubblico con numeri di prestigio e una bacchetta magica al posto dello scettro. Puk è Paolo Ruffini, un folletto maturo e disincantato, che osserva le vicende con un certo sarcastico distacco, abito nero da clown, flemmatico e costantemente impegnato a sorbire da una cannuccia la sua bibita formato king-size. il risultato è un prodotto piacevole andato in scena al Teatro Vittorio Emanuele, che funziona come un buon film e fa volare le due ore di rappresentazione, tanto che quasi dispiace abbandonare la platea.