Successo di pubblico alla cerimonia inaugurale del congresso multidisciplinare su” il destino, il caso e la scelta – essere ancora umani”

Partecipata la cerimonia inaugurale della Nona Edizione del congresso multidisciplare promosso dall’Osservatorio di etnoantropologia cognitiva Archetipi e Territorio. Tema di quest’anno ” il Destino, il caso e la scelta – Essere ancora umani”. A presentare la Cerimonia inaugurale l’avv. Silvana Paratore che ha scandito con professionalità i tempi dei lavori apertisi col saluto del Sindaco di Mandanici dott. Giuseppe Bonfiglio ed i saluti del Consigliere dell’Ordine dei Medici chirurghi ed odontoiatri di Messina dott. Aurelio Lembo, del Direttore Sanitario DELL’ A. O. U. Policlinico di Messina dr. Antonino Levita, del Soprintendente ai beni culturali di Messina Mirella Vinci, del Direttore del Museo Regionale di Messina Orazio Micali, della dott. Ssa Aurelia Billa Direttore Regionale dell’Associazione Nazionale Pedagogisti clinici Sicilia. Ricordati dall’avv. Paratore I prof.ri Girolamo Cotroneo, Agatino Santoro e Federico Fischetti presenze storiche del Congresso venuti a mancare negli anni. Soddisfatto per il tradizionale appuntamento che ogni anno coinvolge ed entusiasma il mondo scientifico, giuridico, sociale, etico etc.. il promotore della tre giorni dott. Giuseppe Mento neurologo del dipartimento di neuroscienze del Policlinico universitario di Messina che ha ringraziato i vari relatori della imponente manifestazione che si caratterizza ha affermato, anche per l’atmosfera di informale amichevolezza. Ad introdurre i relatori della tavola rotonda su : ” Dalla genetica alla Bioetica ed ai Processi decisionali in Medicina – Umanizzazione dei luoghi e degli approcci alle cure ” il giornalista e scrittore Franco Arcovito. Intenso il contributo dello psiconcologo Marcello Aragona che partendo dal presupposto che nulla succede x caso, ciò che manca sono gli strumenti per percepire i collegamenti nascosti presenti nel campo energetico. I miei più grandi maestri ha aggiunto, sono stati i miei pazienti che vanno aiutati a riscoprire chi sono, a raccontarsi. Attenzione ha suscitato anche la relazione del dott. Giuseppe Turiano che si è soffermato su terapie geniche e sul testamento biologico. Moderati dal dott. Antonio Levita I relatori prof. Cosimo Inferrera che ha parlato di umanizzazione delle cure, il dott. Roberto Motta che partendo da estratti del libro “dall’Altra Parte” ha sostenuto come sia importante l’accoglienza per chi è malato, la comunicazione col paziente. Interesse hanno suscitato i contributi del dott. Matteo Allone che ha sostenuto come l’umanizzazione della cura vada attualizzata e che colui che si occupa della cura è anche egli ferito di una malattia incurabile e del prof. Giuseppe Ruggeri che ha sostenuto come il destino sia l’alibi di chi non vuole scegliere mentre la scelta è la capacità di creare dell’uomo. L’uomo ha un controllo crescente sulle malattie oggi, ha aggiunto. La vera sfida della scienza moderna è quello di rendere la medicina umana. Il paziente va considerato individuo portatore di valori. Ha suscitato peculiare attenzione la lectio magistralis dell’antropologo Sergio Todesco che ha relazionato su : Auspici, giochi di sorte e scandagli sul futuro nella cultura popolare siciliana mettendo in evidenza la sorte, il destino, le strategie di previsione del futuro nella cultura e nelle tradizioni popolari siciliane. Queste tradizioni ha dichiarato, sono molto spesso retaggi di culti arcaici e ritualità che risalgono ad epoche molto antiche che ritengono che l’esistenza umana debba dispiegarsi attraverso strategie utili a rappresentare lo scorrere del tempo secondo un ordine che giovi, in qualche modo, a controllarlo sottraendolo alla casualità fortuita. Uno degli ambiti più cruciali su cui è chiamata a confrontarsi ogni cultura è stato infatti quello riguardante la rappresentazione del futuro e la conseguente necessità di esperire strategie volte a fronteggiarne le incognite e determinarne in qualche maniera gli esiti. In ogni tempo e sotto tutte le latitudini, ha aggiunto, i detentori del potere hanno sempre posto in essere tecniche di razionalizzazione, controllo e organizzazione del tempo e dello spazio. Ciò che nel caso delle realtà spaziali veniva assicurato attraverso la cartografia e le mappe, nel caso delle realtà temporali venne perseguito con l’invenzione dei calendari, i quali avevano, tra gli altri scopi, anche e soprattutto quello di misurare il tempo e scandirne i flussi per creare punti di riferimento per le attività economiche e l’intera vita del gruppo sociale. Anche in ambito subalterno però il tema della sorte è stato storicamente un nodo cruciale. Nella cultura e nelle tradizioni popolari siciliane si riconosce che tale ambito riguarda un sistema complessivo di segni la cui lettura e decriptazione consente di gettare uno scandaglio sul futuro. Governare il tempo e mettere ordine nel disordine della realtà appaiono ha sostenuto, pertanto atteggiamenti propri anche di ceti che dispiegano le loro esistenze all’interno di un quadro complessivo di precarietà. Conoscere, indovinare, predire la sorte comporta indirizzare le vicende umane secondo un filo teleologico. Nella cultura popolare siciliana le strategie poste in essere al fine di introdurre ordine nel caos di un flusso temporale incontrollabile e pertanto rischioso sono state veicolate attraverso proverbi, racconti, usi e costumi, motti e scongiuri, leggende, poesie, filastrocche, modi di dire etc., tutti mutuati da una ricchissima tradizione, tanto scritta quanto orale.Delineati sinteticamente alcuni degli ambiti in cui la cultura tradizionale siciliana ha cercato di “governare” in qualche modo la sorte, tanto attraverso scandagli sul futuro affidati a pratiche di natura magico-religiosa, quanto delegando l’assegnazione delle sorti a particolari forme di gioco, ritualizzate e pertanto utili a sottrarre alla casualità le sorti stesse. I Siciliani vivono un eterno presente, a volte mascherato da passato fatto tornare ritualmente. Essi non riescono a proiettarsi sul futuro perché sono incapaci di progettarlo secondo regole culturali condivise. Hanno pertanto bisogno che qualcuno, in grado di leggerne le linee, gli indizi, i segni che il futuro stesso trasmette di sé, lo decripti e lo sveli. Si tratta di fare ricorso a formule magico-religiose, apprese da un capostipite in tempi immemorabili e trasmesse da padre in figlio in determinati momenti dell’anno; o di “aiutanti” dotati di capacità divinatorie in grado di fare luce nell’oscurità del tempo a venire. Che si tratti di Santi, di Donne di fuori o di taumaturghi locali, tutti sono chiamati a rivestire il ruolo di mediatori in grado di interpretare ciò che deve ancora accadere operando un corto circuito in grado di addentrarsi nelle pieghe temporali e “rendere presente” quello che il destino ha disposto per ogni uomo. Interessante il richiamo a varie pratiche utilizzate in tal senso in Sicilia,: “i Chiami”, ossia le chiamate indirizzate alla “Furtuna” o “Sorti” o “Bedda Signura”, considerata un’entità numinosa con ampi margini di autonomia dalle figure analoghe fatte oggetto della devozione cristiana. La cultura moderna, globalizzata e ricca (o sedicente tale) è, ha concluso Todesco, povera di orizzonti, e quindi segnata dalla precarietà, da una precarietà che va ben oltre l’aspetto lavorativo ma investe un incertezza sul futuro di gran lunga maggiore di quella nutrita dai nostri antenati. Questo impoverimento, esito di una mutazione antropologica ormai troppo nota perché ne debba trattare diffusamente, ha fatto sì che i giochi di sorte tradizionali (il lotto e i sogni, la conta, l’assegnazione rituale delle sorti come nell’antico muzzuni di Alcara), tutti riconducibili ad arcaici motivi che stanno alla base dell’avventura umana (la divina elezione, la prova, i riti di passaggio, il dialogo con i defunti etc.), si siano trasformati in giochi di sorte (i pacchi, il gratta e vinci, il superenalotto etc.) nei quali la persona umana non entra mai in gioco.