UGL, FAISA Cisal, OR.S.A.: Lavoratori ATM “Lettera aperta al sindaco”

I sindacati UGL, FAISA Cisal, OR.S.A. inviano una lettera aperta al sindaco Cateno De Luca in merito agli ultimi accadimenti dell’ATM Messina.

“Signor Sindaco, ln premessa le scriventi organizzazioni sindacali, autonome e di Base, prendono le distanze dalle parti sociali che, solo oggi, hanno assunto come crociata la difesa dei lavoratori pubblici, dimenticando i silenzi conniventi che in passato, con le precedenti amministrazioni, in ATM hanno sostenuto il massacro di alcuni lavoratori, individuati secondo il colore della maglia politica o sindacale. Quei silenzi complici che hanno consentito carriere lampo a soggetti sponsorizzati, ancora oggi aggrappati ai posti di comodo e alle poltrone di vertice della partecipata, mentre si metteva il bavaglio alla voce della denuncia e del dissenso, con provvedimenti disciplinari pretestuosi e minacce di licenziamento che in quella fase non innescavano indignazione. La difesa dei lavoratori a corrente alternata non ci appartiene, noi tuteliamo i lavoratori, ma anche il lavoro, sempre!!! Chiunque sia il sindaco o il dirigente aziendale, ne consegue che nell’interesse generale gli eventuali “fannulloni”, i raccomandati, i privilegiati, seppure in risicata minoranza, sono sempre controparte diretta della città e dei colleghi perbene.
Ciò non giustifica l’attacco mediatico generalizzato contro i lavoratori cui stiamo assistendo in questi giorni, quando si spara nel mucchio e si gioca al massacro difficilmente viene fuori un vincitore, spesso si realizza il crollo del sistema e questa volta a perdere potrebbe essere la città. Scene d’intolleranza si sono già verificate e siamo solo all’inizio, ogni dipendente ATM è percepito come colui che stacca i fili del telefono per non rispondere e oziare, o peggio, usufruisce di permessi dichiarando falsi invalidi in famiglia o fingendo di donare il sangue. Secondo la narrazione che ha conquistato il sentire comune, la città sarebbe ostaggio di gentaglia che passa le giornate a studiare come rubare lo stipendio. Non è così!!! E non consentiremo a nessuno, neanche a questa amministrazione, di ammazzare Sansone con tutti i filistei. Le partecipate, compresa ATM, sono popolate in grande maggioranza da gente perbene e responsabile che in ripetute occasioni ha garantito il servizio essenziale senza ricevere lo stipendio per mesi, sfidiamo i giustizialisti di turno a fare la stessa cosa!!! Gli eventuali “furbetti”, se esistono, rappresentano una residua minoranza figlia dal vecchio sistema che abbiamo sempre contestato, da sanzionare con gli strumenti contrattuali disponibili in larga scala. La gogna mediatica può essere utile per la propaganda tattica ma non serve al risanamento, tutt’altro, fa crollare l’autorevolezza del dipendente pubblico e ne sminuisce il ruolo agli occhi dell’utenza. L’odio sociale, amplificato in rete, autorizza i cittadini più “impressionabili” a insultare pesantemente (nel migliore dei casi) i lavoratori incaricati a erogare il servizio e far rispettare le regole. Stampa e social network sono una risorsa preziosa per la libertà e il diritto di opinione ma se abusati si trasformano in strumento liberticida, in campo di battaglia virtuale che influenza pericolosamente la vita reale. Non è questo che ci aspettiamo dall’amministrazione del cambiamento, cambiare significa individuare scientificamente gli errori del passato, eliminare le mele marce ancora ai vertici e sostituirle con energie nuove, credibili e affidabili. Invece assistiamo solo alla criminalizzazione irresponsabile degli ultimi anelli della catena, mentre buona parte dei co-responsabili dello sfascio, piazzati dal vecchio sistema, sono saldamente ancorati alle poltrone che contano e mantengono inalterate le dinamiche del passato. Assistiamo da giorni all’attacco strumentale contro lavoratori e istituti giuridici sacrosanti come la legge 104, il diritto di ammalarsi o di donare il sangue… ma nessuno tocca i personaggi forti, quelli delle carriere politico/sindacali che hanno raggiunto i vertici e sopravvivono a ogni Amministrazione, anche al governo De Luca, purtroppo…. Il caso dell’ATM è emblematico, amministrata per tre anni da un direttore, Giovanni Foti, che in violazione dello statuto aziendale ha assunto l’incarico per nomina politica, evitando il concorso pubblico, lo stesso Daniele De Almagro, sospeso provvisoriamente per l’inchiesta “Terzo Livello”, è assurto al grado di direttore generale per nomina e ha mantenuto l’incarico quasi un anno prima di partecipare a regolare concorso pubblico. Mentre si distrae l’opinione pubblica con la goffa caccia al presunto fannullone, qualcuno si è chiesto se sono validi gli atti amministrativi firmati dai direttori “nominati”? Signor Sindaco, Riteniamo pertinente evidenziare che attraverso quegli atti si sono consumati eventi che hanno contribuito alla crescita del debito giunto a 72 milioni e si sono realizzate carriere di vertice di personaggi che ancora oggi orbitano in posizioni decisionali, di sindacalisti intoccabili nella loro postazione aziendale di comodo. Tutti sanno ma nessuno fa comunicati o stigmatizza questi cattivi esempi nei social, ben più gravi del dipendente che si concede il bis della pausa caffè. Il sistema “forte con i deboli e debole con i forti” non ci convince, nel confermarle la nostra collaborazione nel percorso del vero cambiamento, che non può prescindere dalle “pulizie generali”, ci permettiamo un suggerimento in lingua autoctona che bene esprime il concetto: “U PISCI FETI DA TESTA”.”