ACR Messina, fumata nera: raccolta fondi fallisce, Alaimo annuncia le dimissioni

L’ultimo disperato appello alla città non è bastato: la campagna di raccolta fondi per salvare l’ACR Messina si è fermata a meno di 200mila euro, ben lontana dai 349mila necessari per coprire gli arretrati e garantire la sopravvivenza del club. Una batosta che non colpisce solo la società giallorossa, ma che rappresenta un duro schiaffo per l’intera comunità messinese, incapace (o non del tutto volenterosa) di sostenere la squadra nel momento più critico.
Non sono serviti gli appelli del sindaco Federico Basile, il contributo di alcuni imprenditori locali e la mobilitazione di chi ha creduto fino all’ultimo in un miracolo. L’unico annuncio emerso dall’incontro presso lo studio del notaio Bernardo Maiorana è stato quello delle dimissioni del presidente Pietro Alaimo, per ora ancora non formalizzate. Intanto, la soglia minima dei 300mila euro – indispensabile per saldare debiti, pagare gli stipendi e concludere la stagione in regola – non è stata raggiunta.
I conti che non tornano: meno di 200mila euro raccolti
La cifra totale si aggira attorno ai 200mila euro, una somma insufficiente per avviare i bonifici previsti solo al raggiungimento dell’obiettivo completo. Come già chiarito dal notaio, in mancanza della quota richiesta, tutti i versamenti saranno restituiti ai sottoscrittori. A stupire è stata soprattutto l’assenza dell’imprenditore Pietro Sciotto, che sembrava pronto a partecipare al salvataggio con un contributo determinante. Il suo ingresso avrebbe potuto aprire la strada al recupero della fideiussione versata a inizio stagione, ma alla fine non se n’è fatto nulla.
La delusione del tessuto imprenditoriale
L’iniziativa lanciata da Francesco Barbera, sostenuta subito dal primo cittadino, aveva raccolto l’adesione di sette imprenditori, molti dei quali hanno mantenuto la parola data. Ma non è stato abbastanza: mancavano ancora risorse per dare ossigeno alla società, motivazione alla squadra e una speranza concreta a una tifoseria stremata.
Gli errori della famiglia Sciotto, al timone del club per otto anni in solitaria, sono stati numerosi. L’ultimo passo falso – la cessione all’Aad Invest Group – ha peggiorato ulteriormente le cose: una holding senza solidità finanziaria, che non ha mai mantenuto le promesse fatte né garantito la liquidità necessaria.
Ora, anche le ultime due partite contro Foggia e Juventus Next Gen rischiano di trasformarsi in mere passerelle, prive di significato sportivo.
Un futuro a rischio: l’incubo ripartenza
Il campo, per quanto rimanga l’unico baluardo rimasto, non basta. Anche in caso di salvezza matematica, l’estate si prospetta drammatica: i debiti continuano ad accumularsi, le scadenze si avvicinano e l’iscrizione al prossimo campionato appare un traguardo quasi impossibile.
Se non ci sarà un’inversione di rotta immediata, lo spettro della quarta ripartenza da zero in 32 anni diventa sempre più concreto. E questa volta, le cicatrici rischiano di essere ancora più profonde.