Al Marina del Nettuno in scena i filodrammatici di Vaudeville con “I fantasmi” di Pirandello

Regia e adattamento di Antonio Lo Presti

Singolare iniziativa sabato prossimo al Marina del Nettuno Yachting Club. Seduti comodamente ai tavoli in un posto che regala uno scenario mozzafiato si potrà assistere ad un’opera teatrale. In scena i filodrammatici di Vaudeville con “I fantasmi” opera incompiuta di Luigi Pirandello. Regia e adattamento sono di Antonio Lo Presti.

Gli interpreti: Annamaria Biondi, Enza Ciacchella, Simona La Fauci, Maria La Ganà, Rita Lo Conte, Dina Maiolo, Corinna Marino, Agostino Nicosia, Loredana Palmieri, Camillo Pigneri. Le performance saranno accompagnate dal violino di Fabio Lisanti.

Per informazioni e prenotazioni occorre telefonare al 347/2890478

Note:
Nel dicembre del 1931 Pirandello pubblicò sulla Nuova Antologia, una prima versione del dramma, l’atto unico, I fantasmi. Protagonisti sono i teatranti di Ilse, una compagnia di giro che recita qua e là una Favola del figlio cambiato, scritta per amore di ilse da un giovane poeta morto suicida. Essi incontrano gli strani abitanti della villa della Scalogna; il loro capo, il mago Cotrone, sottolinea le affinità tra i due gruppi, che praticano entrambi un’arte in grado di congiungere i corpi materiali ai fantasmi. Il territorio stregato della villa, dice Cotrone agli attori, è il lungo ideale per rappresentare la Favola. La contessa però vorrebbe rappresentare l’opera fra gli uomini. Qui si chiude l’atto.
L’autore riprese il dramma nel 1933, aggiungendovi un nuovo atto; nel novembre del 1934 pubblicò il dramma (primo e secondo atto) sulla rivista Quadrante con il titolo definitivo I giganti della montagna. Il secondo atto si svolge entro la villa nell’arsenale delle apparizioni di Crotone, uno stanzone occupato da strane masserizie. Qui si ritrovano, nel cuore della notte, il conte e la contessa, insonni: essi rievocano il loro felice passato e l’attuale, faticoso rapporto di coppia. Quando lasciano la scena, liberano i prodigi magicamente suscitati dai sogni degli abitanti della villa: fantocci che si animano e danzano, strumenti che suonano da sé; la Sgricia evoca l’Angelo Centuno. Il mago Cotrone prima invita Ilse a recitare la scena madre della sua commedia, poi fa comparire per incanto le figure di alcuni personaggi della Favola: immagini vive, così spiega create tali dalla fantasia del giovane poeta suicida. Poi convince Ilse a portare l’opera al pubblico dei giganti: ma è gente difficile, spiega il mago, pericolosa, né le sue magie potranno aiutare gli attori, perché fuori della villa egli non ha potere.
Il terzo atto del dramma manca, perché Pirandello riprese il lavoro appena pochi giorni prima di morire (dicembre 1936). Sappiamo solo, dal figlio Stefano, che l’atto conclusivo si sarebbe incentrato su un olivo saraceno, grande, in mezzo alla scena, utile per tirarvi il tendone. Quest’ultimo doveva nascondere i preparativi dei comici di fronte ai giganti e avrebbe rappresentato la totale estraneità dei due mondi, quello brutale della tecnica (il mondo dei Giganti) e quello innocente e puro dell’arte (il mondo degli attori).