Cardiochirurgia Papardo, inchiesta e sequestro: saltati 80 interventi, perdite per quasi 2 milioni di euro

Dallo scorso 23 novembre, le due sale operatorie del reparto di Cardiochirurgia del Papardo sono sotto sequestro per l’inchiesta avviata dalla Procura di Messina sulle morti sospette legate a infezioni batteriche post-operatorie. Un provvedimento che ha paralizzato un centro di eccellenza riconosciuto a livello nazionale, causando gravi ripercussioni per pazienti, personale sanitario e bilancio economico dell’ospedale.
Il costo umano e sanitario
Nei mesi di novembre e dicembre 2024, il sequestro ha provocato la cancellazione di 40 interventi programmati e ha costretto altri 40 pazienti in lista d’attesa a rivolgersi ad altri centri, non solo in Sicilia, ma anche in altre regioni italiane. A questi si aggiungono 12 interventi saltati nelle prime settimane di gennaio 2025. Un totale di 92 pazienti che hanno dovuto affrontare ritardi, spostamenti e stress emotivo, con conseguenze potenzialmente gravi sulla loro salute.
Il reparto, diretto dal professor Francesco Patanè, aveva eseguito circa 600 interventi nel 2023, con una media di due al giorno. Non tutte le operazioni erano complesse, ma molte hanno rappresentato interventi salvavita o migliorativi per la qualità della vita dei pazienti. Oggi, la chiusura delle sale operatorie ha privato Messina e il suo bacino d’utenza – che comprende parte della Calabria – di un presidio sanitario di primo livello fondamentale.
L’impatto economico
Sul piano economico, il blocco delle attività ha generato un mancato rimborso stimato in circa 1,84 milioni di euro, calcolato in base ai DRG associati agli interventi non effettuati. Si tratta di risorse che avrebbero potuto sostenere il funzionamento dell’ospedale e i suoi servizi.
- 40 interventi saltati tra novembre e dicembre 2024: 800.000 euro.
- 40 pazienti in lista d’attesa dirottati altrove: 500.000 euro.
- 12 interventi non eseguiti a gennaio 2025: 240.000 euro.
Le implicazioni psicologiche
Oltre agli aspetti sanitari ed economici, il sequestro ha inflitto un ulteriore costo psicologico ai pazienti. Molti di loro, già provati da un percorso diagnostico complesso, si sono trovati costretti a cercare cure lontano dalla propria città, affidandosi a medici e strutture sconosciute. Questo “esodo sanitario” ha aumentato il disagio mentale, un fattore particolarmente delicato nel contesto delle malattie cardiovascolari.
Un’eccellenza trasformata in ferita
Il reparto di Cardiochirurgia del Papardo, un tempo simbolo di eccellenza medica, è ora un caso giudiziario che grava sull’intera comunità. La speranza è che l’inchiesta faccia chiarezza il prima possibile, restituendo alla città e ai suoi pazienti un servizio essenziale per la tutela della salute pubblica.