Falsi invalidi, Giudice lavoro Patti: “a Messina e Provincia sistema perverso, 50 mila cartelle cliniche false”
PATTI – “Analizzando molti dei ricorsi presentati da quando sono giudice del lavoro al tribunale di Patti, mi sono resa conto dell’esistenza di un sistema rodato di connivenze tra medici, politici, consulenti, avvocati e patronati, finalizzato alla “costruzione del malato” per ottenere denaro e benefici da parte dello Stato. Solo negli ultimi anni abbiamo notato 50 mila cartelle cliniche false”. A dirlo durante un intervento in un convegno a Bologna intitolato “La critica alla Psichiatria di Giorgio Antonuccio” Lucia Maria Catena Amato, giudice del lavoro di Patti, che da anni sta denunciando questa situazione.“E’ lo stesso meccanismo – prosegue Amato – di creazione di falsi invalidi già emerso nell’inchiesta ‘Pathology’, portata avanti nel Dicembre del 2018 della Procura di Patti dove sono state arrestate 33 professionisti. Nell’inchiesta sono state indagate 102 persone per concorso in truffa aggravata ai danni dell’INPS e falso in atto pubblico, tra i quali 2 avvocati e 2 collaboratori di studio, 27 medici specialisti tra CTU e liberi professionisti, 4 funzionari dell’INPS, 11 collaboratori di vari patronati, i quali si spartivano ingenti somme di denaro, direttamente proporzionali agli importi delle indennità ottenute indebitamente.
SISTEMA COLLAUDATO PER FREGARE LO STATO – “Nel caso dei ricorsi presentati al Tribunale per ottenere l’invalidità che ho seguito, respingendone la maggior parte e inviando tutto alla Procura per ulteriori indagini, – prosegue Amato – è emerso che l’obiettivo di questi professionisti era l’ottenimento di prestazioni economiche a carico dello Stato attraverso la presentazione di certificati falsi per far avere ai loro assisti l’invalidità civile, pensioni di inabilità, indennità di accompagnamento, benefici della legge 104 e assegno ordinario. Molti di questi professionisti, come emerso anche nell’inchiesta Pathology, i chiedevano poi parte degli arretrati per il denaro ottenuto per l’invalidità, o in alcuni casi favori o voti. Da un’analisi più approfondita dei vari casi, è stata evidente l’assenza nella quasi totalità dei ricorsi di requisiti e documentazione medico legale adatta a concedere i benefici richiesti.
QUARANTADUEMILA INVALIDI SOLO NELLA PROVINCIA DI MESSINA – Il sistema funzionava da anni basta analizzare i numeri: 42 mila invalidi civili nella sola provincia di Messina, 20 mila per patologie di carattere Psichiatrico, 70 mila prestazioni economiche a carico dello Stato. Numeri tra i più alti d’Italia. Ho capito che qualcosa non andava nel 2015, ho preso in mano la situazione e sono stata costretta a bocciare da il 90 percento delle pratiche e ad inviare tutto alla Procura di Patti affinché indagasse. Allora l’illegalità aveva assunto la parvenza della legalità, nella certezza dell’impunità. Devo sottolineare che sono stata appoggiata dai diversi capi del Tribunale di Patti che si sono succeduti negli anni e da alcun magistrati della Procura che hanno avallato la mia battaglia per la legalità . Hanno tentato di intimorirmi, ma sono andata avanti a lottare contro chi voleva cercare di portare avanti questo tipo di azioni. La sistematicità nella presentazione di queste pratiche da parte di alcuni professionisti compiacenti era evidente, e con le mie sentenze ho rigettato centinaia richieste. In particolare, una sentenza poi pubblicata nel Marzo del 2019, è emblematica per capire le modalità adottate per la ‘costruzione del malato’. In questo caso il ricorrente è complice e non è malato, come è avvenuto nel 75 percento dei casi. Tutto nasce quando l’Inps non riconosce all’uomo il 100 percento di invalidità e a questo punto presenta ricorso in tribunale. Si tratta di una persona che diceva di avere diverse patologie, cercando di raggiungere un’invalidità massima. Dopo essere stato sottoposto a visite cardiologiche, psichiatriche e ortopediche, l’uomo ha presentato ad un patronato domanda per avere l’invalidità, che ha sua volta l’ha inviata all’Inps che non ha riconosciuto però quanto chiesto dall’uomo. Ha quindi presentato ricorso al tribunale convinto, come avvenuto a tanti in passato, di ottenere i benefici presentando solo dei certificati. Tuttavia, in questo caso, il Ctu, che ha ripreso le nuove disposizioni dell’organo giudicante che ha disposto di analizzare in modo adeguato dal punto di vista medico legale la documentazione, ha fatto analisi specifiche dalle quali è stato evidente che le patologie di natura cardiaca e ortopedica non erano tali da giustificare nemmeno quanto già accertato come invalidità. E soprattutto che alle diagnosi non seguivano lastre o esami diagnostici. Gli aspetti più gravi e curiosi emergevano dalle visite psichiatriche alle quali l’uomo si era sottoposto in ambulatorio. Tra una visita e l’altra venivano solo rilasciati certificati ogni volta con un aggravamento della condizione del paziente. Non c’erano terapie, ricoveri o cure, solo sempre immediate diagnosi di aggravamento. Il presunto malato si era poi sottoposto ad un test che attestava avesse problemi psichiatrici, ma è stato ripetuto ed è stato chiaro come la prima volta fosse stato falsato. Inoltre, era stata citata una cartella clinica che da un controllo è emerso non fosse mai esistita.
TSO E BOMBARDAMENTO DI MEDICINALI PER RICOVERI COATTI – “Uno degli aspetti più gravi dei quali sono venuta a conoscenza nella mia esperienza di giudice del lavoro, è quello relativo all’imposizione di Tso, trattamenti sanitari obbligatori. Venivano eseguiti nei confronti di alcun malati non particolarmente gravi, in accordo spesso tra famiglie e professionisti, al fine di ottenere la pensione di invalidità. I malati o presunti tali, dopo un Tso imposto senza che ce ne fosse bisogno, venivano ‘bombardati’ di medicinali allo scopo di non farli reagire e accompagnati nella Cta, comunità terapeutica assistenziale, al solo scopo di avere certificata la gravità della sua situazione. Auspico ci saranno altri inchieste che porteranno alla luce questo sistema marcio relativo al mercato delle false certificazioni, e che ci siano sempre maggiori controlli”.
Gianluca Rossellini