Inchiesta sull’ASP di Messina: chiesta l’archiviazione per Razza, Calderone e Alagna
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La Procura di Messina ha richiesto al GIP l’archiviazione per i quattro ultimi indagati nell’inchiesta sulle presunte pressioni politiche nell’attività dell’Azienda Sanitaria Provinciale (ASP) di Messina. Gli indagati coinvolti sono l’ex assessore regionale alla Salute Ruggero Razza, il parlamentare nazionale Tommaso Calderone, il segretario particolare di quest’ultimo Alessio Arlotta e l’ex commissario straordinario dell’ASP Bernardo Alagna. La richiesta, firmata dalla procuratrice aggiunta Rosa Raffa e dalla sostituta Roberta La Speme, giunge a conclusione di un’indagine durata oltre due anni, durante i quali si sono susseguite tensioni e contrapposizioni all’interno della stessa magistratura.
Le accuse e l’evoluzione dell’indagine
L’inchiesta, avviata nel 2023, si concentrava su presunti abusi di potere e condizionamenti nelle nomine dell’ASP di Messina, risalenti al 2021. In particolare, Razza era accusato di aver indotto Alagna, allora direttore generale facente funzione e successivamente nominato commissario straordinario, a promettere la nomina di Domenico Sindoni a direttore sanitario. Calderone e Arlotta erano invece indicati come intermediari di presunti accordi corruttivi.
Con il tempo, il numero degli indagati si è ridotto da tredici a quattro, e molte delle accuse iniziali sono state archiviate. Già a luglio 2024, la Procura aveva richiesto l’archiviazione per altre cinque persone, tra cui l’ex direttore generale Paolo La Paglia e l’ex sindaco di Messina Renato Accorinti.
La motivazione della richiesta di archiviazione
Secondo la Procura, non emergono più elementi indiziari sufficienti a supportare una “ragionevole previsione di condanna”. Gli interrogatori e le memorie difensive presentate dagli indagati, tra cui Razza e Calderone, avrebbero dimostrato che non ci furono pressioni politiche determinanti, ma semplici segnalazioni provenienti da diverse fonti.
Anche per Alagna, inizialmente accusato di corruzione, non sarebbero emerse prove di un accordo corruttivo né di atti illegittimi compiuti su segnalazione di terzi. Le intercettazioni presentate come prova, infatti, erano già state giudicate non rilevanti in sede di Riesame.
Conclusione di un lungo iter giudiziario
La richiesta di archiviazione segna, di fatto, la chiusura di una vicenda giudiziaria che aveva fatto molto discutere, coinvolgendo figure politiche e amministrative di rilievo. Per gli avvocati difensori, tra cui Giuseppe Lo Presti e Fabio Repici, la decisione della Procura conferma l’insussistenza delle accuse.
L’inchiesta, iniziata con grandi clamori e con l’obiettivo di far luce su presunti illeciti nella gestione della sanità messinese, sembra ora dissolversi senza lasciare traccia di quelle responsabilità ipotizzate inizialmente.