Indagine sulle morti sospette al Papardo: dissequestrate le sale operatorie di Cardiochirurgia

Il Gip ha accolto la richiesta della Procura disponendo il dissequestro delle due sale operatorie di Cardiochirurgia dell’ospedale Papardo di Messina, che erano state sigillate dai carabinieri del NAS lo scorso 23 novembre. L’intervento era avvenuto nell’ambito di un’indagine sulle morti sospette di pazienti, deceduti a causa di infezioni batteriche contratte dopo interventi chirurgici effettuati nel reparto.
Le indagini e il sequestro
Il provvedimento di sequestro era scattato su ordine del Gip del Tribunale di Messina, dopo le verifiche effettuate dai NAS di Catania in collaborazione con la Compagnia Messina Centro. L’inchiesta era stata avviata in seguito alle denunce dei familiari di alcuni pazienti deceduti. Le indagini avevano evidenziato diverse criticità, tra cui la presenza di agenti patogeni in concentrazioni superiori ai limiti consentiti negli ambienti operatori e irregolarità legate alle valvole cardiache impiantate.
Una perizia tecnica, condotta dai carabinieri del NAS e dalla ditta specializzata “Greengea” di Catania, aveva rilevato problemi di salubrità in tre aree chiave: acqua, superfici e mani. Nei campioni analizzati erano stati trovati microrganismi pericolosi come Klebsiella spp., Pseudomonas aeruginosa e Legionella pneumophila, con livelli di contaminazione superiori ai limiti di sicurezza, soprattutto per pazienti immunocompromessi.
L’impatto del sequestro
Dal 23 novembre fino a pochi giorni fa, circa 40 interventi programmati sono stati cancellati, mentre altri 40 pazienti in lista d’attesa hanno scelto di rivolgersi a centri alternativi. Questo ha comportato una perdita economica significativa per l’ospedale, stimata in circa 1,8 milioni di euro in mancati rimborsi tariffari DRG.
La decisione del dissequestro
Con il dissequestro delle sale operatorie, il reparto di Cardiochirurgia potrà tornare operativo. Tuttavia, rimane alta l’attenzione sugli standard igienico-sanitari e sulla necessità di garantire la sicurezza dei pazienti. L’inchiesta prosegue per fare luce sulle responsabilità e prevenire futuri episodi simili.