Messina, al Teatro Vittorio Emanuele i “Quasi amici” Massimo Ghini e Paolo Ruffini entusiasmano il pubblico [FOTO]

Uno spettacolo incentrato sulla diversità sociale e sull’amicizia che riesce a sbocciare nonostante tutto e tutti quello andato in scena ieri al Teatro Vittorio Emanuele di Messina. “Quasi amici”, celebre film francese del 2011 con Omar Sy e Francois Cluzet arriva sul palco del Teatro Messinese grazie ad un adattamento teatrale di Alberto Ferrari che vede protagonisti Paolo Ruffini e Massimo Ghini. Una storia impossibile da non amare, raccontata con una leggerezza estrema, che fa diventare naturale anche ciò che nella vita di ogni giorno non lo è, due personaggi completamente diversi: un estroverso, maleducato, arrogante e quasi folle proveniente dai quartieri popolari si ritrova a lavorare per un ricco borghese diventato tetraplegico in seguito a un incidente con il parapendio. Durante lo spettacolo viene mostrata la parte migliore e la peggiore dei due personaggi, che alla fine riescono a mettere da parte le loro controversie per creare un legame che va oltre le diversità. Insieme i due protagonisti imparano ad aiutarsi e a non sottovalutare il potenziale dell’altro, riuscendo ad entrare in sintonia e imparando a conoscersi davvero abbattendo i pregiudizi. Massimo Ghini e Paolo Ruffini, con le loro interpretazioni, mostrano una alchimia perfetta, ruoli diversi, ma entrambi dalla grande intensità. Se il primo esprime molto con la sua ironia e con la mimica facciale, il secondo cattura il pubblico per la sua energia e la riconosciuta simpatia. Grazie alla lettura del regista, i due attori, attraverso una comicità mai fine a sé stessa, danno una lezione di vita che si esprime tra ironia, divertimento e riflessione. Un obiettivo raggiunto anche grazie alla presenza di Claudia Campolongo, Francesca Giovannetti, Leonardo Ghini, Giammarco Trulli, Alessandra Barbonetti e Diego Sebastian Misasi che danno vita a una storia dalle mille sfumature, muovendosi all’interno di una scenografia creata da Roberto crea che diventa un luogo in cui l’immaginazione ha uno spazio fondamentale e l’idea di non creare pietismo nei confronti dell’invalido, ma di ridere con lui diventa una forma di riflessione inevitabile, che il pubblico durante le oltre due ore di spettacolo ha dimostrato di gradire appieno, tributando agli attori lunghi e calorosi applausi.