Messina, dieci indagati per il sequestro del “Tesoro” dei Genovese, c’è anche il notaio Paderni

Si è conclusa l’indagine della Procura di Messina per evasione fiscale e riciclaggio nei confronti della famiglia Genovese, la stessa indagine che portò lo scorso novembre al sequestro di rapporti bancari e quote societarie per un valore stimato complessivamente in circa 16 milioni di euro, i reati contestati dai sostituti procuratori Fabrizio Monaco e Antonio Carchietti sono, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, riciclaggio, impiego di denaro, beni e utilità di provenienza illecita. La novità di queste ore riguarda invece il ruolo attivo nei passaggi chiave delle operazione finanziere sospette del notaio Stefano Paderni. Il notaio Paderni, insieme ad altri 9 indagati, viene chiamato in causa per una serie di passaggi di titolarità di beni dai genitori al figlio, attraverso le società estere, e gli si contesta il fatto che si prestava a stipulare gli atti ” nonostante la loro evidente natura fraudolenta, in danno delle pretese erariali e la riconducibilità delle somme impiegate per far fronte a dette compravendite a Genovese Francantonio”.  L’indagine della procura di Messina è adesso a carico di Francantonio Genovese, il figlio Luigi Genovese, la sorella, Rosalia Genovese, il nipote, Marco Lampuri, il cognato Franco Rinaldi, la moglie, Chiara Schirò, la cognata Elena Schirò, la società L&A Group srl, ai quali si sono aggiunti adesso l’altro nipote Daniele Rizzo e il notaio Stefano Paderni.  i PM Antonio Carchietti e Fabrizio Monaco hanno confermato quindi il quadro accusatorio tracciato a suo tempo. Adesso gli indagati potranno depositare eventuali memorie difensive o farsi interrogare, successivamente gli inquirenti decideranno  per il rinvio a giudizio degli indagati o la loro archiviazione.