18 Marzo 2025 - 18:47

Messina, nuovo telefono scoperto in carcere: indagini in corso

L’inchiesta della Procura di Messina, sulla presenza di droga e telefoni cellulari all’interno del carcere di Gazzi si arricchisce di un nuovo capitolo. Dopo la recente perquisizione del 7 febbraio, il numero degli indagati sale a 35, con l’aggiunta di un detenuto originario di Barcellona Pozzo di Gotto. A quest’ultimo viene contestato il reato di possesso illegale di dispositivi di comunicazione, in base all’articolo 391 ter del codice penale.

Un ispettore della Polizia penitenziaria ha infatti rinvenuto un telefono cellulare, privo di SIM card, insieme al relativo caricatore, nascosto dietro un armadietto a muro situato nel bagno della cella n. 5, al primo piano del reparto “Cellulare”. L’ispettore ha immediatamente informato la magistratura, con la pm Liliana Todaro che ha disposto il sequestro del dispositivo.

Un’inchiesta che si allarga

L’indagine, coordinata dalla procuratrice aggiunta Rosa Raffa e dai sostituti procuratori della DDA Francesca Bonanzinga, Marco Accolla e Anita Siliotti, ha già portato all’iscrizione di 34 indagati, tra cui nove agenti della Polizia penitenziaria (sospesi dall’amministrazione centrale) e 25 detenuti, attuali o ex. La scoperta dell’ennesimo telefono all’interno dell’istituto rafforza i sospetti su un’organizzazione strutturata dedita al traffico illecito di dispositivi di comunicazione.

Le modalità di introduzione di telefoni e droga all’interno del carcere erano molteplici. Secondo quanto ricostruito dai magistrati, i dispositivi e le sostanze stupefacenti venivano fatti entrare attraverso i colloqui con i familiari, tramite lanci dall’esterno nelle aree di passeggio e nel campo sportivo, oppure nascosti nella corrispondenza inviata ai detenuti.

Una rete organizzata

Nella fase iniziale delle indagini, erano stati iscritti nel registro degli indagati oltre cinquanta detenuti, ventuno dei quali attualmente reclusi. Un’analisi del traffico telefonico condotta dal Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria ha evidenziato, tra ottobre e novembre 2024, la presenza di almeno 18 schede SIM utilizzate all’interno della struttura. Le intercettazioni hanno rivelato che i detenuti condividevano una ventina di schede SIM, organizzandosi con turni precisi per le comunicazioni con l’esterno.

L’inchiesta ha inoltre portato alla luce il coinvolgimento di alcuni agenti della Polizia penitenziaria, che avrebbero omesso controlli, tralasciato sequestri di droga e, in alcuni casi, addirittura facilitato le comunicazioni tra detenuti e familiari. Il quadro emerso rafforza l’ipotesi di un’associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di telefoni cellulari in carcere, con ripercussioni anche sullo spaccio di stupefacenti all’interno dell’istituto.

L’indagine prosegue per individuare ulteriori responsabilità e per contrastare un fenomeno che continua a minare la sicurezza all’interno della struttura detentiva.