18 Gennaio 2025 - 07:57

Messina, Sette Anni di Incubo: Santo Bonasera, impiegato della Città Metropolitana, Ingiustamente Accusato e Assolto, adesso in Cerca di Giustizia

“Ho vissuto un incubo per sette lunghi anni, un periodo durante il quale ho perso ogni risparmio e sono stato costretto a vendere la mia casa per far fronte alle spese legali. Inoltre, ho dovuto sopportare il peso dello sguardo accusatorio dei colleghi, degli amici e persino di alcuni membri della mia famiglia. Tutto ciò è avvenuto fino a quando ho dimostrato la mia innocenza e sono stato finalmente assolto. Questa liberazione è giunta solo dopo un lungo e doloroso processo legale, a causa di uno scambio di identità. Nonostante abbia cercato di ottenere un risarcimento, i miei sforzi sono stati vani. Ora, però, mi rivolgerò alla Corte europea dei diritti dell’uomo per cercare giustizia.”

Queste sono le parole di Santo Bonasera, un impiegato della Città metropolitana di Messina che nel 2012 è stato rinviato a giudizio insieme ad altri 57 dipendenti con l’accusa di truffa ai danni dello Stato. L’accusa verteva sul fatto che questi dipendenti utilizzassero un meccanismo ben consolidato: il badge veniva timbrato da un amico connivente, anche se non erano fisicamente presenti sul luogo di lavoro, mentre erano impegnati altrove per motivi personali.

Il processo si è concluso nel 2019, con 39 condanne e 18 assoluzioni. Tra coloro che sono stati assolti c’era anche Bonasera, che ha continuato a lavorare come portiere all’interno dell’ente. Era stato anche accusato di aver spostato una telecamera con un bastone per evitare i controlli, ma ha sempre sostenuto di essere stato erroneamente identificato. Nonostante avesse cercato di far valere la sua innocenza fin dall’inizio, non è riuscito a far visionare le foto incriminate ai giudici prima dell’ultima udienza. Dopo sette anni di tribolazioni, è stato finalmente assolto perché il fatto contestato non sussisteva.

I pubblici ministeri avevano promesso di indagare sulla persona ritratta nelle foto, ma finora le indagini non hanno avuto inizio. Bonasera afferma: “Dopo l’assoluzione, non mi è stato concesso alcun risarcimento. Ora mi rivolgerò alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Ho speso tutti i miei soldi per pagare gli avvocati che mi hanno difeso, nonostante fossi innocente. A un certo punto, non sono stato più in grado di pagare il mutuo e mi è stato negato un prestito a causa delle affermazioni dell’ente dove lavoro, che mi dichiarava a rischio di licenziamento a causa dell’inchiesta. Ho quindi dovuto vendere la mia casa e ora vivo in affitto, senza più risparmi. Questo è un grave errore giudiziario: la giustizia ha tempi troppo lunghi e spesso è poco attenta. Il mio caso avrebbe potuto essere risolto rapidamente e senza conseguenze.”