Messina, tragedia a Giostra: Michele Lanfranchi si è sparato per errore, archiviata l’indagine

È stata una tragica fatalità a causare la morte del diciannovenne Michele Lanfranchi, avvenuta la sera del 1° giugno 2024 nel quartiere Giostra, in via Michelangelo Rizzo. Il ragazzo, secondo quanto accertato al termine di una lunga inchiesta della Procura, si sarebbe colpito accidentalmente mentre maneggiava una pistola clandestina, una Mauser HSc con matricola abrasa.
Lanfranchi si trovava nell’abitazione del 46enne Giovanni Laganà, suo amico di sempre. I due erano seduti in cucina a chiacchierare e fumare, quando il giovane ha ripreso in mano l’arma, che possedeva da circa una settimana. Una manovra imprudente e una disattenzione fatale: qualche ora prima, Michele aveva “scarrellato” l’arma, lasciando un colpo in canna e dimenticando di mettere in sicurezza la pistola. È bastato un gesto involontario e il colpo è partito, colpendolo alla gola.
Laganà, inizialmente iscritto nel registro degli indagati con l’ipotesi di omicidio – atto dovuto per consentire anche ai suoi consulenti di partecipare agli accertamenti – è stato poi definitivamente scagionato. La procuratrice Liliana Todaro ha infatti chiesto e ottenuto l’archiviazione del procedimento, ritenendo accertata la natura accidentale dello sparo.
Determinanti sono stati gli esiti dell’autopsia e degli esami tossicologici, insieme alle testimonianze raccolte dalla Squadra mobile. La traiettoria del proiettile, dal basso verso l’alto, ha confermato che si è trattato di un colpo autoinflitto, partito in modo involontario. Nessun segno di colluttazione, nessun coinvolgimento di terze persone. Anche la TAC e il prelievo di sangue hanno confermato l’assenza di elementi che potessero far pensare a un’aggressione o a una manomissione esterna.
Quel sabato sera di inizio giugno, Michele Lanfranchi – che avrebbe compiuto vent’anni il mese successivo – fu immediatamente soccorso. Laganà lo trascinò fuori dall’abitazione mentre un vicino chiamava il 118, ma quando l’ambulanza arrivò per il giovane non c’era più nulla da fare.
Con la richiesta di archiviazione depositata al gip, la procura mette dunque fine a un’indagine dolorosa ma necessaria, riconoscendo in via ufficiale che si è trattato di un tragico errore, costato la vita a un ragazzo appena maggiorenne.