14 Febbraio 2025 - 06:19

Operazione Antimafia a Barcellona, allarme del Procuratore D’Amato: “la mafia gestiva un’azienda confiscata”

La recente operazione antimafia condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Messina ha portato alla luce uno scenario inquietante: un’azienda confiscata alla mafia continuava ad essere gestita dalla stessa organizzazione criminale, come se nulla fosse cambiato.

Il Procuratore Capo di Messina, Antonio D’Amato, ha illustrato in un’intervista i dettagli dell’operazione, sottolineando il profondo significato simbolico e operativo della vicenda: “Le indagini della DDA, condotte con la collaborazione del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, della Questura di Messina e del Commissariato di Barcellona Pozzo di Gotto, hanno messo in evidenza come un’azienda confiscata a una persona mafiosa attiva nella zona barcellonese sia rimasta nelle mani della stessa organizzazione. Questo è stato possibile grazie a un sapiente lavoro investigativo che ha combinato intercettazioni telefoniche, sistemi di monitoraggio e, soprattutto, il contributo determinante di collaboratori di giustizia.”

La mafia come alternativa allo Stato

D’Amato ha poi evidenziato la gravità del messaggio percepito dalla comunità locale: “La presenza continua di esponenti apicali dell’organizzazione mafiosa all’interno dell’azienda, anche quando questi erano in regime di detenzione, ha consolidato nell’immaginario collettivo l’idea che la mafia fosse ancora al comando. Questo ha generato la percezione dell’inutilità dei provvedimenti giudiziari, minando la fiducia nello Stato.”

Le responsabilità nella gestione dei beni confiscati

Tra gli aspetti più critici emersi dalle indagini c’è il ruolo dell’amministratore giudiziario, accusato di omissioni dolose e compiacenti: “L’amministratore giudiziario avrebbe omesso di segnalare alle autorità competenti una serie di anomalie, ritardando interventi che avrebbero potuto impedire il proseguimento del disegno criminoso. Questo caso evidenzia l’urgenza di rivedere i criteri di gestione dei beni confiscati alla luce delle infiltrazioni mafiose.”

Una riflessione sul sistema di gestione

Secondo il Procuratore, la vicenda di Barcellona non è un caso isolato: “La gestione dei beni confiscati richiede un intervento deciso. È necessario convocare un tavolo di confronto con chi ha responsabilità politiche per rivedere il sistema e garantire che i beni sottratti alla mafia diventino realmente un simbolo di legalità e sviluppo.”

Un monito al territorio

D’Amato conclude con un appello alla società civile e alle istituzioni: “Questa operazione non deve solo portare all’arresto dei colpevoli, ma deve anche essere un punto di partenza per rafforzare la fiducia dei cittadini nello Stato e nelle sue istituzioni. La lotta alla mafia è una battaglia comune, e il recupero dei beni confiscati è uno degli strumenti più potenti per dimostrare che lo Stato c’è e vince.”

L’operazione rappresenta un successo significativo, ma evidenzia anche le sfide ancora aperte nella gestione dei beni confiscati. Una questione che, come sottolineato dal Procuratore D’Amato, necessita di interventi strutturali per garantire un futuro di legalità e giustizia.