Pippo Pracanica: “Un consiglio a Cateno De Luca”

Pippo Pracanica in una nota stampa in merito all’amministrazione del sindaco De Luca:

“Diceva Mantegazza che i vecchi danno buoni consigli per consolarsi del fatto che non possono più dare cattivi esempi. Ed io, proprio in forza della mia tardissima età, uno lo voglio dare. Non c’è paragone, e si che nobili precedenti ne abbiamo avuti moltissimi, con la pletora di “yes-man” che si ammassa attorno a lei, caro sindaco Cateno De Luca. Sono moltissimi e si sentono tutti in grado di dirigere la qualunque, ad essere il motore della trasformazione di Messina e dintorni, certi, come diceva Napoleone, di avere il bastone di maresciallo nel proprio bagaglio. Si ricordi, sempre, che un esercito di “allineati” e subalterni non può cambiare un bel niente, ma solo posizionarsi secondo le opportunità del momento. E così è stato anche nel recente passato. Il rottamatore Renzi e il rottamato D’Alema, ma a dire il vero, non solo loro, hanno il peso e la responsabilità della sconfitta storica, a cui abbiamo assistito, della forza più grande della sinistra italiana, proprio per aver scelto questo metodo. E’ stato scritto che manca a questo Paese ( e quindi anche a Messina dico io), oggi, una classe dirigente (anche solo un gruppo dirigente) capace di pensare, progettare, e rappresentare politicamente il cambiamento profondo che tutti desiderano ma che non nasce né dai sondaggi né dall’illusionismo mediatico. Chi non l’ha generata, nutrita e fatta crescere, ha cancellato per un’intera generazione la possibilità di cambiare. Quando, sindaco De Luca, lei per il Teatro, scelse Enzo Caruso e Giuseppe Ministeri, ho pensato che avesse imboccato la strada giusta, che non è quella, nella scelta delle persone, della fedeltà al capo ma della capacità e dell’autonomia di giudizio. Ovviamente non metto in dubbio il suo diritto di dettare la linea politica, quel diritto glielo hanno dato i cittadini. La tarda età, come diceva Corrado La Rosa, mi da diritto alla stanchezza non alla rassegnazione. Ed io non mi rassegnerò mai a veder morire la mia città. Se il buon Dio mi darà vita vorrei portare a compimento la battaglia contro l’inutile tram che ha distrutto interi quartieri, la cortina del porto, il commercio, quella per la sicurezza sull’autostrada e l’abolizione del bubbone CAS, quella contro il porto di S. Patrizio (alias Tremestieri), esempio classico di sperpero di denaro pubblico, quella perché, finalmente, i servizi sociali mettano al centro dei loro interventi l’uomo con i suoi bisogni. Ma, soprattutto la realizzazione del Ponte sullo Stretto, aspirazione di Angelo Paino e Pancrazio De Pasquale, poiché sono le grandissime infrastrutture a cambiare il destino dei popoli, così è stato per l’Inghilterra della regina Vittoria e per gli Stati Uniti di Abramo Lincoln.”