Revocato il sequestro agli ex dirigenti del Policlinico di Messina nell’inchiesta Nemo Sud
L’inchiesta sui rapporti tra il Policlinico “G. Martino” e il Centro Clinico di Riabilitazione Neurologica Nemo Sud ha registrato un nuovo sviluppo. La Procura ha disposto la revoca del sequestro preventivo nei confronti degli indagati, poiché non è emerso un aumento dei loro patrimoni riconducibile ai reati di peculato a loro contestati. Secondo quanto riportato dall’atto, firmato dal sostituto della Dda Piero Vinci e dalla procuratrice aggiunta Rosa Raffa, «non risulta che il loro patrimonio si sia accresciuto per effetto dei reati di peculato, né che abbiano tratto profitto diretto da tali reati».
Questa decisione rappresenta un nuovo capitolo nell’inchiesta che ha preso di mira la convenzione tra il centro clinico Nemo Sud e il Policlinico di Messina, ritenuta illegittima dalla Procura e prorogata dal 2012 al 2021. La revoca del sequestro è in linea con recenti orientamenti giurisprudenziali, come indicato dalla Cassazione il 26 settembre, che ha chiarito alcune controversie emerse tra le varie sezioni penali.
I dirigenti coinvolti nell’inchiesta, accusati di peculato, sono Giuseppe La Ganga Senzio, Giuseppe Pecoraro, Michele Vullo, Paolina Reitano, Marco Restuccia, Giovanna Volo (attuale assessora regionale alla Salute), insieme a Mario Giovanni Melazzini e Alberto Fontana, ex presidenti della Fondazione Aurora onlus, che gestiva il centro clinico Nemo Sud.
La questione era stata sollevata dai difensori degli indagati, tra cui gli avvocati Nino Favazzo e Carmelo Peluso per La Ganga Senzio, e Girolamo Rubino e Marcello Montalbano per Pecoraro. Quest’ultimo aveva già visto confermato il sequestro il 30 luglio dal Tribunale del Riesame, ma la Cassazione ha infine stabilito che, in assenza di un accrescimento patrimoniale, il sequestro preventivo non poteva essere mantenuto.