Smaltimento illecito di rifiuti nel Messinese: coinvolti imprenditori, amministratori e tecnici in un sistema di frode e abusi
L’inchiesta sullo smaltimento illecito di rifiuti nei centri di raccolta comunali della provincia di Messina, coordinata dalla Procura di Messina e guidata dal procuratore Antonio D’Amato, si è rivelata più ampia di quanto apparso nelle prime fasi. Questa operazione ha portato alla luce un presunto sistema di gestione illecita dei rifiuti solidi urbani, interessando in particolare i comuni di Castroreale, Rodì Milici e Terme Vigliatore, nella zona tirrenica della provincia.
Operazione del 18 ottobre: sequestri e misure cautelari
Lo scorso 18 ottobre i Carabinieri della Compagnia di Barcellona Pozzo di Gotto, in collaborazione con il Nucleo Operativo Ecologico (NOE) di Catania, hanno eseguito una serie di misure interdittive e sequestri preventivi. Tre imprenditori locali, titolari di aziende coinvolte nella gestione dei rifiuti, hanno ricevuto l’interdizione dall’attività per sei mesi, su ordine del Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) Tiziana Leanza.
L’accusa per i tre imprenditori è di frode nelle pubbliche forniture e organizzazione di attività per il traffico illecito di rifiuti. Secondo la Procura, queste aziende avrebbero messo in atto un sistema che violava le normative ambientali e riduceva i costi aziendali tramite pratiche di gestione dei rifiuti non autorizzate e il mancato rispetto degli obblighi contrattuali.
Indagati amministratori, tecnici e operatori
L’indagine non si è limitata agli imprenditori. Sono infatti indagate altre 28 persone, tra cui amministratori locali, tecnici comunali, operatori delle aziende coinvolte e autisti impiegati nelle operazioni di smaltimento dei rifiuti. Tra i sindaci coinvolti ci sono Eugenio Aliberti (Rodì Milici), Bartolo Cipriano (Terme Vigliatore) e Alessandro Portaro (Castroreale). Secondo le accuse, Cipriano e Portaro avrebbero omesso l’adeguamento dei loro centri di raccolta alle normative e non avrebbero provveduto alla bonifica, nonostante le comunicazioni dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente (ARPA).
Il sindaco Aliberti, che ricopre anche il ruolo di responsabile dell’Area tecnica, è accusato di aver gestito rifiuti pericolosi e non pericolosi nel Centro Comunale di Raccolta (CCR) senza le necessarie autorizzazioni, e di non aver rispettato le normative riguardanti lo scarico delle acque meteoriche senza trattamento preventivo.
Un sistema illecito di gestione dei rifiuti
L’inchiesta ha rivelato un presunto sistema di smaltimento illecito attraverso cui le aziende risparmiavano sui costi di trasporto e smaltimento. Secondo le indagini, i rifiuti venivano raccolti senza una corretta pesatura e la documentazione di trasporto riportava dati falsi riguardanti il produttore, la quantità e la tipologia di rifiuti. Questo comportamento avrebbe violato l’obbligo di differenziare i rifiuti raccolti in ogni Comune, necessario per determinare la corretta quantità da attribuire a ciascun ente.
Inoltre, è emerso che oltre 55 tonnellate di rifiuti sarebbero state miscelate in modo illecito, consentendo così alle aziende di ottenere un’apparente conformità agli standard di raccolta differenziata, eludendo il capitolato d’appalto. La falsa documentazione presentata avrebbe permesso alle aziende di apparire in regola con le condizioni contrattuali, creando un’immagine distorta del servizio offerto.
Altri indagati tra tecnici, operatori e autisti
Tra gli altri indagati figurano operatori e autisti delle imprese, responsabili della raccolta e del trasferimento dei rifiuti sui mezzi di trasporto. Le accuse per questi soggetti riguardano il ruolo di esecutori materiali nel sistema di smaltimento illecito, che si sarebbe svolto sotto la direzione aziendale.
Le dichiarazioni della Procura e le conclusioni preliminari
La Procura di Messina, in una nota firmata dal procuratore D’Amato, ha spiegato che il sistema illecito scoperto permetteva alle aziende di ridurre i costi aziendali a scapito del rispetto ambientale e della corretta gestione dei rifiuti, violando le normative di settore e gli obblighi contrattuali. La fase delle indagini preliminari si è conclusa, ma l’inchiesta, che coinvolge un ampio numero di figure istituzionali e private, continua ad evolversi per accertare ulteriori responsabilità e verificare eventuali legami con altre realtà territoriali.
Implicazioni per la gestione dei rifiuti e per il territorio
L’inchiesta getta una luce preoccupante sul sistema di gestione dei rifiuti in questa parte della provincia di Messina, sollevando dubbi sulla trasparenza delle pratiche adottate dalle imprese incaricate del servizio. Le irregolarità evidenziate non solo rappresentano una violazione delle normative ambientali, ma rischiano anche di compromettere la fiducia della cittadinanza nelle istituzioni locali e nelle imprese coinvolte nella gestione dei rifiuti.
I prossimi sviluppi dell’inchiesta potranno chiarire l’estensione di queste irregolarità e l’eventuale coinvolgimento di altre persone e istituzioni, ponendo al centro del dibattito pubblico la necessità di una gestione trasparente ed efficiente dei rifiuti per garantire il rispetto dell’ambiente e delle norme.