Messina, De Domenico (PD): “Vietare è più facile che controllare”

“Ieri 𝑴𝒆𝒔𝒔𝒊𝒏𝒂 ha raggiunto il triste 𝒑𝒓𝒊𝒎𝒂𝒕𝒐 𝒅𝒆𝒊 𝒄𝒐𝒏𝒕𝒂𝒈𝒊 𝒊𝒏 𝑺𝒊𝒄𝒊𝒍𝒊𝒂 e ciò la dice lunga sulle capacità di chi doveva “gestire” questa crisi.
Non mi sono mai iscritto al club di chi critica a prescindere e, pertanto, sostengo che anche in un momento così difficile ci si debba impegnare tutti a trovare soluzioni ad avere la lucidità di compiere scelte quanto più utili alla comunità, evitando di scegliere sulla base di coinvolgimenti emotivi o peggio di ingiustificabili smanie di protagonismo che non giovano a nessuno.” a parlare in una nota franco De Domenico responsabile del Dipartimento Sanità del Partito Democratico che prosegue;
Ed allora, avendo come obiettivo primario la lotta al contagio, ma anche la salute e la sopravvivenza economica dei cittadini, mi chiedo che senso abbiano alcuni divieti:
1) 𝒄𝒉𝒊𝒖𝒔𝒖𝒓𝒂 𝒅𝒆𝒊 𝒎𝒆𝒓𝒄𝒂𝒕𝒊: i mercati sono all’aperto, a differenza dei supermercati, e ciò di per sé rallenta il contagio; i mercati costituiscono un freno all’aumento dei prezzi, specie dei beni di prima necessità; i mercati sono frequentati da chi vuole o deve risparmiare e sono gestiti da piccolissimi imprenditori, padri di famiglia, che non hanno la solidità finanziaria per reggere una chiusura così prolungata.
Facile controbattere che nei mercati si creano assembramenti: vero ma, essendo recintati, è possibile contingentare facilmente gli ingressi, aumentare i controlli e sanzionare con la chiusura chi non rispetta le regole.
2) 𝒄𝒉𝒊𝒖𝒔𝒖𝒓𝒂 𝒅𝒆𝒈𝒍𝒊 𝒆𝒔𝒆𝒓𝒄𝒊𝒛𝒊 𝒔𝒑𝒆𝒄𝒊𝒂𝒍𝒊𝒛𝒛𝒂𝒕𝒊 𝒏𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒗𝒆𝒏𝒅𝒊𝒕𝒂 𝒅𝒊 𝒅𝒆𝒕𝒆𝒓𝒈𝒆𝒏𝒕𝒊 𝒆 𝒊𝒈𝒊𝒆𝒏𝒊𝒛𝒛𝒂𝒏𝒕𝒊: sono beni di primissima necessità, il cui consumo, specie in questo frangente è aumentato notevolmente; sono esercizi abbastanza diffusi in città, con vasto assortimento e prezzi mediamente più bassi dei supermercati (per i quali il detersivo non costituisce il 𝑐𝑜𝑟𝑒 𝑏𝑢𝑠𝑖𝑛𝑒𝑠𝑠 bensì un completamento dell’offerta). La ingiustificata chiusura sta creando un danno che nessuno ristorerà mai agli imprenditori, né ai numerosi dipendenti, quando va bene in cassa integrazione, ma soprattutto un danno alle famiglie costrette ad acquistare quantità maggiori a prezzi più alti. Di contro si crea un ingiustificato vantaggio ai supermercati.
3) 𝒄𝒐𝒏𝒄𝒆𝒏𝒕𝒓𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒅𝒆𝒍𝒍’𝒐𝒓𝒂𝒓𝒊𝒐 𝒏𝒆𝒍 𝒒𝒖𝒂𝒍𝒆 𝒑𝒓𝒂𝒕𝒊𝒄𝒂𝒓𝒆 𝒍’𝒂𝒕𝒕𝒊𝒗𝒊𝒕𝒂̀ 𝒔𝒑𝒐𝒓𝒕𝒊𝒗𝒂: anche questo è un provvedimento senza senso in quanto fa aumentare, ad esempio, la concentrazione di coloro che occupano la pista ciclabile senza mascherina (perché è consentito svolgere attività sportiva senza mascherina) in determinate fasce orarie e conseguentemente il rischio di contagio. Bisognerebbe, invece, comprendere che questa 𝒛𝒐𝒏𝒂 𝒖𝒍𝒕𝒓𝒂𝒓𝒐𝒔𝒔𝒂 sta portando gravi disturbi, ansie e preoccupazione a tutti e che l’esercizio fisico costituisce una delle valvole di sfogo che bisognerebbe tollerare piuttosto che reprimere.
Non voglio dilungarmi oltre perché le tematiche sarebbe tante (basti pensare alle 𝒑𝒐𝒍𝒊𝒕𝒊𝒄𝒉𝒆 𝒔𝒐𝒄𝒊𝒂𝒍𝒊, 𝒂𝒊 𝒅𝒊𝒔𝒂𝒃𝒊𝒍𝒊, 𝒂𝒍𝒍𝒆 𝒔𝒄𝒖𝒐𝒍𝒆, 𝒂𝒈𝒍𝒊 𝒂𝒏𝒛𝒊𝒂𝒏𝒊, 𝒆𝒕𝒄) però ritengo che, con serenità, 𝒖𝒏𝒂 𝒓𝒊𝒎𝒐𝒅𝒖𝒍𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒊𝒎𝒎𝒆𝒅𝒊𝒂𝒕𝒂 𝒅𝒊 𝒒𝒖𝒆𝒔𝒕𝒊 𝒕𝒓𝒆 𝒅𝒊𝒗𝒊𝒆𝒕𝒊 𝒔𝒂𝒓𝒆𝒃𝒃𝒆 𝒂𝒖𝒔𝒑𝒊𝒄𝒂𝒃𝒊𝒍𝒆 nell’interesse della comunità, cosi come un ripensamento delle misure di controllo.
Sarebbe, altresì, auspicabile cambiare il paradigma di approccio alla crisi. I divieti e le proibizioni spesso vengono scambiati con il rigore ma quasi sempre costituiscono la soluzione di chi non è in grado di gestire in altro modo e si arrende.
Controllare e organizzare consente, invece, di mettere solo quei divieti necessari senza per questo limitare il rigore e la legalità, ma ciò richiede impegno costante, flessibilità e rapidità delle decisioni (anche tornando indietro quando sono sbagliate) e non sempre costituiscono la via più facile, né quella che porta maggiore consenso!”