A Taobuk cresce l’attesa per Marina Abramović, la regina della performing art

Sfidano i limiti, abbattono le barriere, si confrontano con l’imprevisto, infrangono tabù, rivoluzionano modi di pensare e di agire, indagano il senso. Del proprio corpo, delle proprie emozioni, del sé e dell’altro. Alla ricerca dell’identità, sperimentando il dolore e lo sfinimento come fonte di energia creativa.

È la performance come arte totale di Marina Abramović, che sabato 22 giugno riceverà il Taobuk Award per le Arti visive.

L’artista serba è riuscita a trasformare lo spazio performativo in un riflesso dell’essere umano e del mondo: tutto ciò che accade va accettato. Perché l’accettazione dell’io, liberato dalle sovrastrutture, porta alla rivelazione. Spalanca stati emozionali, restituisce la fisicità, svela la verità. L’arte, per la regina della performing art, è frugare dentro se stessi, per conoscersi e riconoscersi, arrampicandosi sulle vette dell’ego fino a relazionarsi all’altro e addentrandosi nelle stanze segrete del corpo e della mente.
Basta pronunciare il suo nome – Marina Abramović – e subito si affaccia in tutti noi il ricordo di una delle sue performance, rimaste impresse nella memoria collettiva, come l’impronta forgiata da un ferro incandescente: da Rhythm 0 del 1974 alla Galleria Morra di Napoli a The artist is present del 2010 al Museo MoMa di New York, passando per Imponderabilia e Rest Energy.