Messina, UIL: Natale amarissimo per i lavoratori della Toto Costruzioni, non pagati stipendi e tredicesima

“Si preannuncia un Natale triste ed amarissimo per i lavoratori della Toto Costruzioni impegnati nei lavori per la realizzazione del Viadotto Ritiro, “eterno” cantiere messinese. La brutta sorpresa natalizia che sta, giustamente, creando sconcerto e disperazione tra i lavoratori e le loro famiglie è il mancato pagamento degli stipendi e di parte della gratifica Cassa Edile che nel comparto dell’edilizia equivale alla tredicesima. Si tratta di un fatto molto grave che, fra l’altro, nonostante i proclami aziendali, certifica l’assoluta correttezza delle nostre recenti denunce in merito all’incertezza e alla nebulosità che caratterizza l’impresa committente del Viadotto Ritiro. A questo punto, gli inutili proclami pubblici della Toto Costruzioni, anche in merito ai tempi di conclusione dell’opera, appaiono assolutamente fuori luogo e totalmente inconsistenti” lo hanno dichiarato Ivan Tripodi, segretario generale Uil Messina, e Pasquale De Vardo, segretario generale Feneal Uil Messina-Palermo.
“Pertanto, al di là delle sterili parole, diffidiamo la Toto Costruzioni a procedere all’immediato pagamento di tutte le spettanze attese dalle maestranze in maniera tale da consentire ai lavoratori del Viadotto Ritiro e alle loro famiglie di trascorrere un Natale sereno pur nella precarietà della situazione aziendale. Preannunciamo che, ove l’azienda, a stretto giro, non dovesse procedere ai pagamenti dovuti, procederemo con una forte mobilitazione pubblica. Infine, registriamo con preoccupazione come le date annunciate e strombazzate per l’apertura del bypass e per la conclusione del Viadotto Ritiro appiano assolutamente fuori dalla realtà ed irraggiungibili. In tal senso, auspichiamo che venga utilizzato il linguaggio della verità poiché i messinesi sono stanchi di essere ancora una volta illusi in merito ai tempi di consegna di un’opera che, come noto ha negativamente sconvolto la qualità della vita dei cittadini” hanno così concluso Ivan Tripodi e Pasquale De Vardo.