MessinAccomuna: “L’incompetenza del Sindaco De Luca sul secondo Palagiustizia”

Ci risiamo. De Luca si impegna nuovamente a dimostrare la sua miglior dote: l’assunzione di impegni che non gli competono pienamente e che non è in grado di rispettare. Adesso è il turno del “secondo palagiustizia”, tema su cui interviene provando a bloccare una soluzione già decisa e formalizzata e rischiando un possibile danno erariale sia per il prolungamento dei fitti passivi che per la redazione di progetti irrealizzabili. La domanda sorge spontanea: perché? – A parlare in una nota il laboratorio laboratorio di partecipazione civica “MessinAccomuna” di cui fanno parte molti ex amministratori della precedente giunta comunale con a  capo l’ex sindaco Renato Accorinti, che continua,
Uno che “il Sindaco lo sa fare” dovrebbe sapere che da settembre 2015 gli oneri sull’edilizia giudiziaria sono transitati al Ministero della Giustizia e l’intesa sottoscritta coinvolge patrimonio e cespiti di Amministrazioni Statali. Non è il protocollo sottoscritto ad aver ridotto le competenze dei Comuni, ma la legge.
Uno che “il Sindaco lo sa fare” dovrebbe sapere che la sua proposta (il Palagiustizia al “fosso” di Via La Farina) è un’aberrazione urbanistica, irrealizzabile per via delle distanze dalla linea di costa, ai sensi del PRG del Comune che lui stesso amministra.
Uno che “il Sindaco lo sa fare” dovrebbe sapere che far fare un progetto esecutivo inutile, per un’opera irrealizzabile, è un danno erariale.
Uno che “il Sindaco lo sa fare” non può prendere in giro una città dicendo che un progetto che utilizza i fondi pubblici disponibili per riattivare su siti pubblici funzioni di pubblica utilità senza necessità di risorse aggiuntive, con un’opera calendarizzata è “un obbrobrio”; spieghi perché, che di roboanti e vuote parole ne abbiamo sentite fin troppe in questi mesi. Invece lui propone un’opera dal costo a suo dire ben più che doppio, per la quale (oltre all’incompatibilità con le normative urbanistiche) non ci sono i finanziamenti.
Il blocco della soluzione individuata dall’amministrazione Accorinti, urbanisticamente compatibile, istituzionalmente condivisa e formalizzata avrebbe un’unica conseguenza: prolungare sine die i fitti a carico del Ministero, con la prospettiva di ripristinarli in futuro per remunerare eventualmente il privato che partecipa all’opera (ecco il danno erariale “strutturale”). Con vantaggio di chi?
Uno che propone queste soluzioni o è incompetente o persegue fini contrari all’interesse pubblico. A questo punto è bene sollecitare un intervento diretto del Governo sulla questione del secondo palazzo di giustizia a Messina.