Rimborsi ATM, MessinAccomuna: vince Messina, perde De Luca

La sentenza del Tribunale di Messina che dà piena ragione ad ATM sulla vicenda dei rimborsi chilometrici della Regione lascia vincitori e vinti sul campo della gestione politica delle società partecipate. Vincono l’amministrazione Accorinti e la gestione Cacciola-Foti. Esce sconfitta la linea politico-amministrativa di De Luca, che aveva fatto tabula rasa delle precedenti scelte, denunciando una inesistente condizione di ingestibilità dell’ATM e pretendendone da parti sociali e Consiglio la liquidazione. Sconfitto anche il coro dei “devoti” (dal presidente Campagna al rinnovato Collegio dei Revisori, ad alcuni sindacati “duri, puri e proni”), lì a echeggiare paroloni e giudizi apocalittici e ad annuire alle accuse di “associazione a delinquere” lanciate alla precedente amministrazione. Ci fosse senso della misura, onestà mentale, semplice buona educazione, qualcuno chiederebbe scusa. Dubitiamo che ciò accada, ma non disperiamo.” A parlare in una nota il laboratorio di partecipazione civica MessinAccomuna di cui l’ex sindaco Renato Accorinti e parte della sua ex giunta risultano i promotori, la nota prosegue;

“Campagna (che adesso quasi si lamenta di aver vinto, agitando fantasmi sui diritti dei lavoratori e mostrando ancora di non essere all’altezza della gestione di un’azienda di grandi dimensioni) dovrebbe dimettersi. Da presidente ATM aveva dichiarato questa “una causa persa”. Contro ogni logica e contro gli interessi dell’azienda da lui guidata, aveva detto in sostanza che riteneva giusto che Messina ricevesse rimborsi per chilometro inferiori rispetto a Palermo e Catania. Su questo assunto aveva avvalorato e sostenuto la necessità di liquidare la sua azienda, sfasciando il servizio di trasporto pubblico in città. L’Amministrazione De Luca aveva fatto di più. Pur certificando in delibera uno “squilibrio debiti-crediti” di ATM di 29 milioni (3 in meno di quanto a suo tempo inserito nel piano di riequilibrio da Accorinti), aveva caricato sui messinesi 81 milioni per ATM, imponendo alla città oltre 50 milioni di tagli non dovuti e non necessari. Il Consiglio Comunale aveva avallato e approvato, cedendo al ricatto di una “non discussione” degli atti e assumendosi gravi responsabilità. Scelte scellerate e immotivate. Questa sentenza fa giustizia del polverone sollevato da De Luca con l’unico obiettivo di liquidare un’azienda pubblica che aveva rilanciato il servizio dopo anni di abbandono totale. E chiarisce che quanto richiesto da ATM era corretto e ha carattere strutturale: si applica per il passato, per il presente e per il futuro. Il progetto di risanamento dell’azienda a suo tempo definito è solido e corretto: legittimità dei rimborsi regionali, corretta e misurata assunzione di responsabilità del Comune col piano di riequilibrio, patrimonializzazione dell’azienda, prosecuzione nel rilancio del trasporto pubblico locale.
Gli appelli al buon senso e alla corretta valutazione a suo tempo lanciati da chi conosceva gli atti e dai sindacati più attaccati all’azienda, al bene pubblico e ai diritti dei lavoratori non sono bastati contro l’arroganza e l’autoreferenzialità. Adesso occorre che il Consiglio Comunale riveda in maniera integrale la linea politica su ATM e partecipate, allontanandosi dalle proposte dell’Amministrazione, che moltiplica società, cda, organi amministrativi nel più irresponsabile solco della politica comunale dei decenni scorsi. Certo, i Consiglieri che chiedono solo oggi di conoscere l’effettiva consistenza dei conti aziendali sembrano Alice nel Paese delle Meraviglie; la loro richiesta è un po’ tardiva, ma …meglio tardi che mai. Con tutta evidenza, vanno riviste anche (approfondendole finalmente in maniera importante e significativa) le cifre del piano di riequilibrio della città.