Domenica di violenza nel Carcere di Barcellona P.G., 5 agenti in ospedale. [DETTAGLI]

Domenica di violenza all’interno  del Carcere di Barcellona Pozzo di Gotto Nuova, il sindacato FS-CO.S.P denuncia l’aggressione da parte di un detenuto dell’8° reparto nei confronti di cinque agenti: “Due di loro sono all’Ospedale di Barcellona e hanno riportato varie ferite, – precisa il sindacato – mentre tre agenti sarebbero in Ospedale a Messina. Un recluso ristretto nel Reparto 8^ Settore della Casa Circondariale Barcellonese in Sicilia, ha divelto una porta del bagno della propria cella di ubicazione impossessandosi di una sbarra di ferro e si è diretto verso l’Ufficio del Capo Posto adibito a Vigilanza degli Agenti della Polizia Penitenziaria iniziando a colpire violentemente gli Agenti che in quel momento per motivi del loro servizio stazionavano nella stanza, spaccando tutto e distruggendo qualsiasi cosa fosse possibile distruggere rendendo la stanza un cumulo di macerie e poi, nel tentativo di divincolarsi, offendendo e minacciando, ha impegnato numero cinque unità di agenti nel tentativo di riportare ordine nel reparto. Altri poliziotti sono usciti dai propri reparti – continua il racconto del sindacato – e sono accorsi in aiuto dei malcapitati colleghi dell’8 reparto, tra le preoccupazioni dei restanti reclusi, quasi 70 , che affollano il Reparto della disperazione, dove da mesi accadono fattacci di elevata caratura criminale e di aggressioni. Si tratta di un detenuto, con precedenti irruenti e irrispettosi avverso il personale di vigilanza e di Custodia. La situazione delle 196 prigioni d’Italia, – conclude il sindacato – il sovraffollamento storico a quota 62.000 detenuti e quella della Sicilia, con oltre 5.00 reclusi contro una capienza di .3000, le dotazioni in organico ai poliziotti D.M. 2001/ D.M. 2017 con una carenza di 12.000 unità, le oltre 130 suicidi nel Corpo in questi ultimi 20 anni, le circa 3.500 aggressioni, e le pessime condizioni di qualità della vita dei lavoratori della Sicurezza dello Stato, sono messe a dura prova da una politica del Ministero della Giustizia oramai al capolinea“.