“I Giganti della montagna” di Gabriele Lavia incanta il Teatro Vittorio Emanuele di Messina [FOTO]

Grandissimo appuntamento di Stagione del Teatro Vittorio Emanuele di Messina con “I giganti della montagna”, capolavoro incompiuto di Luigi Pirandello e insieme suo testamento spirituale, interpretato dal grandissimo Gabriele Lavia che dopo “Sei personaggi in cerca d’autore”e “L’uomo dal fiore in bocca… e non solo”, completa la sua trilogia pirandelliana, con un testo che esalta il valore della poesia.

Dell’ultimo testo incompleto di Pirandello, Gabriele Lavia firma la regia interpretando anche il ruolo di Cotrone il capo degli Scalognati. Il sipario si alza, e sul palcoscenico compaiono il rudere di un teatro e un gruppo di clown, gli Scalognati, a metà tra il circo e la commedia dell’arte. È notte e vedono arrivare qualcuno: si tratta di un’altra scalcinata compagnia, diretta dalla contessa Ilse, che senza successo gira i teatri proponendo La favola del figlio cambiato di Pirandello. Ad accogliere Ilse e la sua compagnia però non c’è solo qualche spaurito clown, ma anche lo stesso Cotrone, un mago che sembra conoscere la verità delle cose benché dica di inventarla su misura costantemente. È Cotrone, oracolo e illusionista, a cercare di convincere la compagnia di Ilse a rappresentare il loro spettacolo di fronte ai giganti della montagna, esseri umani ormai fortemente distaccati dall’arte e dalla poesia e quindi insensibili alla magia che il teatro rappresenta.

Lo spettacolo termina nel punto in cui la morte di Pirandello lascio l’opera incompiuta. Quel che sappiamo sul possibile finale lo ha raccontato il figlio del grande scrittore siciliano Stefano. Nell’ultimo atto dei Giganti, Ilse e la sua compagnia avrebbero rappresentato La favola del figlio cambiato davanti al popolo, il quale, però, involgarito e corrotto, disprezza lo spettacolo. Ilse si scaglia contro di loro, e ne nasce uno scontro che porta alla morte dell’attrice.

Gabriele Lavia interpreta magistralmente il testo più difficile di Pirandello con raffinatezza e intelligenza, regalando uno spettacolo bellissimo e carico di foschi presagi. Le luci usate a regola d’arte e la scenografia, bellissima ed evocativa, arricchiscono il testo pirandelliano, summa di tutto il suo pensiero e di tutto il suo teatro, tanto che Cotrone è l’alter ego dello stesso Pirandello.

La struggente malinconia della Ilse di un’intensa Federica di Martino, moglie di Gabriele Lavia, che tratteggia abilmente il suo personaggio con pulsione e inquietudine, oppressa rigidamente dalle regole di una società in decadenza e tragicamente colpita dal dramma dell’autore del testo che vorrebbe rappresentare – “La favola del figlio cambiato” -, morto suicida per lei.

Vale la pena citare tutti gli attori del cast, ognuno meritevole di un plauso all’interpretazione ed alla sinergia corale. Gli attori della Compagnia della Contessa: Clemente Pernarella, Giovanna Guida, Mauro Mandolini, Lorenzo Terenzi, Gianni De Lellis, Federico Lepera, Luca Massaro; Gli Scalognati: Nellina Laganà, Ludovica Apollonj Ghetti, Michele Demaria, Daniele Biagini, Marika Pugliatti, Beatrice Ceccherini; I Fantocci (personaggi della “Favola del figlio cambiato”) Luca Pedron, Laura Pinato, Francesco Grossi, Davide Diamanti, Debora Iannotta, Sara Pallini, Roberta Catanese, Eleonora Tiberia.

L’imponente scenografia di Alessandro Camera, i costumi di Andrea Viotti, le musiche di Antonio Di Pofi, le luci di Michelangelo Vitullo, le maschere di Elena Bianchini, le coreografie di Adriana Borriello, completano la messa in scena di Lavia ed insieme ai protagonisti al termine della rappresentazione, raccolgono lunghi e meritati applausi.