Palacultura, Cambiamo Messina dal basso sindaco ha chiuso spazi per iniziative cittadini

Non più tardi di cinque mesi fa, per la prima volta dall’inaugurazione del Palazzo della Cultura, alcuni spazi prima destinati ad uffici venivano aperti alla città, con la possibilità per tutte le realtà culturali ed associative, indipendentemente dalla loro forma giuridica, di utilizzarli a titolo gratuito, secondo i principi dell’uso condiviso dei beni.
Oggi questa possibilità non c’è più.
Nelle scorse settimane l’Amministrazione De Luca, su proposta del sindaco e dell’assessore Calafiore, ha difatti revocato la delibera n. 217 del 24 aprile scorso, a firma dell’allora assessore Alagna, che destinava alcuni locali ad ARCO – Centro di Competenza per l’Arte e l’Architettura Contemporanea e alle attività di “Spazi liberi”.
La successiva regolamentazione di questi spazi prevedeva la possibilità di utilizzo di alcune stanze attraverso il protocollo denominato appunto “Spazi liberi”, per attività di carattere sociale, culturale ed aggregativo, senza alcun costo o bisogno di iscrizione, mentre altre stanze venivano destinate alle attività di ARCO, e quindi a disposizione di tutte quelle realtà culturali cittadine interessate a collaborare con il Comune per la realizzazione di progetti inerenti le arti visive, performative ed applicate.
Un primo passo, simbolico ma non solo, nell’ottica della liberazione del Palazzo della Cultura.
Oggi tutto questo non c’è più, grazie al colpo di spugna di De Luca e Calafiore (e il tacito assenso dell’assessore alla cultura Trimarchi, come sempre non pervenuto), che con la delibera 544 del 12 ottobre revocano Spazi liberi, spostano ARCO in una stanza già assegnata all’Ufficio giovani artisti e destinano queste quattro stanze …ad ufficio.
ARCO e Spazi liberi non erano certo la rivoluzione, ma pur sempre un segnale al tempo stesso simbolico e concreto, che ha offerto delle possibilità reali e fondamentali a tante realtà cittadine in questi mesi, ed ha al tempo stesso rappresentato un impegno chiaro rispetto alla visione di città, al rapporto tra “palazzo” e territorio, con i fatti e non con le parole. Un processo accompagnato da quanto fatto su GAMM, Biblioteca T. Cannizzaro, Arena Cicciò, pagina Cultura@Me: tutti percorsi avviati – e in alcuni casi anche conclusi – lasciati nel dimenticatoio da De Luca e Trimarchi.
Chi è responsabile di tutto questo, chi ha rimesso uffici dove c’era cultura – così come chi ha assistito in silenzio, senza proferire parola – abbia almeno la decenza di non venirci a raccontare, in futuro, dell’esigenza di “liberare il Palacultura” o trovare spazi per la cultura in città.