Il Ritorno in Sicilia di Matteo Messina Denaro: la salma nella notte passa da Messina [FOTO]

Nel cuore della notte, mentre il sonno avvolgeva ancora la Sicilia, un corteo di vetture scure si dirigeva silenziosamente verso il suo destino. Erano le ore 4.20 quando la salma di Matteo Messina Denaro sbarca dal traghetto Elio di Caronte & Tourist ormeggiato alla rada San Francesco di Messina. Il corteo funebre, composto da 4 veicoli, è scortato da un piccolo gruppo di uomini del Gruppo Operativo Mobile della Polizia Penitenziaria in borghese, con un solo obiettivo: portare il capomafia, noto per decenni come il “Diabolik” della criminalità siciliana, verso il suo luogo di sepoltura.

A bordo delle automobili si trovava anche l’avvocato Guttadauro, nipote di Messina Denaro, la quale recentemente aveva difeso il boss nelle aule di tribunale. L’atmosfera era carica di tensione e mistero, mentre l’Italia e il mondo intero osservavano con grande interesse il ritorno del latitante più famoso d’Italia a Castelvetrano, il suo luogo di origine.

Poco meno di nove mesi prima, il 16 gennaio, Matteo Messina Denaro era stato arrestato in una clinica di Palermo dopo trent’anni di latitanza. La sua cattura aveva segnato la fine di un’epoca e aveva scatenato una serie di reazioni contrastanti in tutta la Sicilia. Alcuni lo consideravano un eroe, un difensore della “cosa nostra,” mentre altri lo vedevano come una figura demoniaca, responsabile di innumerevoli crimini e di profonde divisioni all’interno della comunità.

Ora, il suo ultimo viaggio lo porta di nuovo a Castelvetrano, il paese che era stato testimone delle sue gesta criminali e delle sue alleanze. Il suo ritorno è destinato a dividere ancora una volta la comunità locale. In vita, Messina Denaro aveva esercitato un potere assoluto sulla mafia siciliana, ereditando il “trono” da suo padre, Don Ciccio, che era stato sepolto nella tomba di famiglia del cimitero locale. Ora, accanto al padre, riposerebbe anche lui.

La cappella della famiglia Messina Denaro, con la statua di un angelo in marmo bianco a fare da guardia, era diventata oggetto di grande interesse per gli investigatori. Durante gli anni di latitanza di Matteo, la cappella era stata imbottita di microspie nella speranza di raccogliere informazioni sul luogo in cui si nascondeva il boss. Tuttavia, furono proprio i familiari a scoprire questi dispositivi di sorveglianza, notificando in modo provocatorio alla polizia la presenza delle “cimici.”

La sepoltura di Matteo Messina Denaro non solo chiude un capitolo oscuro nella storia della mafia siciliana ma solleva anche domande sulla sua eredità e sul futuro della criminalità organizzata nell’isola. La Sicilia e l’Italia rimangono in attesa di vedere quali sviluppi si verificheranno ora che “Diabolik” è finalmente tornato a casa.